Il nome della band, quello si, lo cambierei subito. Carico com’è di presuntuose promesse di esperienze sinestetiche; più affine a barocche band di prog italiano anni ’70 piuttosto che a giovani musicisti di belle speranze del nuovo millennio.
I Visione Sinfonica vengono da S.Gennaro Vesuviano (superfluo indicare la provincia, no?) e dintorni. E, considerando la musica che testardamente hanno deciso di produrre, questo è già un piccolo miracolo. Senza entrare nel merito del discorso, direi che potete immaginarlo da voi quanto il fermento culturale di S.Gennaro non sia esattamente (con tutto il rispetto, of course!) quello di – chessò – Chicago, Glasgow, o qualsiasi altra città si sia distinta per aver sfornato negli ultimi anni nuovi talenti di rock “altro”.
I Visione Sinfonica si presentano con una demo che esprime la loro affinità per il rock emozionale ed evocativo (“cinematico” è l’aggettivo più cool del momento, in questi casi) di personaggi come Mogwai, GY!BE, Explosions In The Sky e compagnia bella. Ma se le dinamiche dei crescendo di “Sul collo” e “Il sesto pezzo” sono chiaramente derivate (ma con che classe, signori!) da reiterati ascolti dei dischi dei maestri del post rock più “chitarroso”, in episodi come “Di ciò che il mare ha dimenticato” i ragazzi mostrano di avere frequentato – grazie a dio – anche altro. Sono richiamati alla mente, ad esempio, i King Crimson di “In the court…”, nei loro momenti più atmosferici e impalpabili (ricordate “I talk to the wind”?). Tra i brani più brillanti, cito sicuramente “Cavallo”, con il rullante della batteria che guida una cavalcata (appunto…) sonica dai contorni vagamente epici. Interessanti gli sviluppi di “Nella tempesta”, che esplora affascinanti commistioni electro-acustiche. Contaminazioni elettroniche anche nella lunghissima “Il sangue ha ucciso la luna”, che però finisce per concludersi in una stanca reiterazione dei cliché di genere.
Non mi convince del tutto l’uso (parsimonioso e sporadico, per fortuna) della voce, una sorta di recitato dai toni sommessi e timidi, che nulla aggiunge in termini di espressività a quanto già detto dalla musica.
Romantici e sognatori com’è giusto che sia (i ragazzi sono perlopiù dei giovanissimi!!), i Visione Sinfonica s’affacciano al variopinto mondo del rock indipendente italico con un notevole carico di idee e suoni. Confusi, certo, da ri-ordinare e metabolizzare un altro po’, non c’è dubbio. Ma date tempo al tempo: il loro primo vero disco d’esordio farà il botto. Accettate scommesse?
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Autore: Daniele Lama