E’ incredibile quanto odierno rock cosiddetto “indipendente” possa risultare inutile, fastidioso, persino nocivo, per la musica che tutti amiamo. L’overdose mediatica che va avanti ormai da anni sulla supposta rinascita delle guitar bands di ispirazione ‘60s garage, o comunque vagamente punk nell’attitudine sonora, ha evidentemente prodotto le sue storture, illudendo tanti mocciosi americani che bastino un buon taglio di capelli, qualche spilla “giusta” sul giubbotto jeans, amplificazione vintage e un’astrusa grafica di copertina, piu’ o meno retro’ e oscuramente psichedelica, a fare un buon disco e soprattutto a essere considerati una valida band di sano r’n’r. In questo disco troverete la solita produzione pompatissima sui bassi e a tutti i costi lo-fi sul versante delle chitarre, scontatissime distorsioni e ancor piu’ ovvio effetto megafono per la voce e tantissima noia, per giunta insopportabilmente rumorosa! Come se bastasse mettere nel frullatore ritmiche memori di certo wild british beat (Pretty Things, Troogs, primissimi Stones), pulsioni soul punk alla Dirtbombs, spigolosita’ compositive che fanno tanto Pere Ubu o Devo, giusto per far capire che si sta dalla parte del “giusto”, pesantezze punk stoner tra Mc5 e Stooges, e su tutto una inconsapevole caricatura della insuperabile voce dei New Bomb Turks! Il groove, il sacrosanto feeling, dov’e’? Non siamo certo degli idealisti, ma, insomma, l’urgenza nel fare questo disco dove cazzo l’avete lasciata, cari Cateteri? Qui tutto puzza di falso lontano un miglio, e se non di calcolato quanto meno di saccente. Non ne possiamo piu’ di centinaia di uscite non finalizzate, gente che imita alla lettera per due, tre album il suono Estrus, per poi sparire nel nulla; non serve alla musica e tantomeno al r’n’r, la musica della passione per eccellenza. Provate a mettere questo disco a una festa: ve lo contesteranno dopo due minuti. Allora riprovateci in auto: dopo una canzone tornerete a un piu’ sano Sprinsteen. Dategli una chance quando tornate a casa ubriachi la sera: lo scaraventerete in un angolo in favore dell’immortale Nick Cave. Vogliamo dargli un’ultima possibilita’, appena svegli, quando avete bisogno di una dose di adrenalina per affrontare la giornata? Dopo trenta secondi il suo posto sara’ immancabilmente preso dai molto piu’ consigliabili Ac/Dc. Non c’e’ che fare: per fare ‘sta roba e sperare di sopravvivere nelle orecchie degli appassionati servono le canzoni, le benedette canzoni, cari fortunati (ancora per poco) giovanotti di Seattle! E qui di qualcosa che sembri nascere dal piacere di sedersi a scrivere con la chitarra in mano e raccontare in un paio di minuti una tranche de vie non ce n’e’ minimamente l’ombra…il sottoscritto gestisce un rock’n’roll bar, avete voglia a scrivere nel booklet che ringaziate chiunque vi abbia dato da dormire a casa sua: con me non attacca. Sai che palle risvegliarsi con voi tra i piedi: di che parleremmo, delle vostre nuove scarpe da ginnastica vintage? Avete pure tutta l’aria dei cazzoni che per atteggiarsi troppo si fanno svaligiare il van sotto casa…Non abbiamo tempo di badare ai vostri sogni di sembrare dei real r’n’r losers, preferiamo riascoltarci mille volte gli Stones degli anni ’70, quelli si’ che grondavano sesso da ogni solco, non la vostra frigida mancanza di passione. Alla prossima, e cercate di crescere nel frattempo, il mondo e’ un posto reale, non un mercatino di vestiti usati!
Autore: Walter Montagna