Alla fine degli anni 80’, la tecnologia nel campo musicale doveva ancora percorrere i passi da gigante che in seguito avrebbe compiuto, specie a livello di massa. Parlare di cut-up, campionamenti era ancora una faccenda complicata. A dare un deciso scossone a tutto ciò, pensò il dj Tim Simenon (nella foto), un imberbe diciannovenne anglo asiatico che nel 1987 concepì il singolo “Beat Dis”, archetipo del moderno hip hop, a cavallo tra suoni sintetici e samples funk. In pratica, un successo planetario di vendite ed un punto di riferimento per l’evoluzione della musica dance. “Fu una delle più grosse sorprese della mia vita, tanto che l’etichetta che lo pubblicò, all’inizio, ne stampò solo mille copie”. Da lì in poi, grazie anche ai suoi studi come ingegnere del suono, iniziò a collaborare ad alcune hits dell’epoca (“Buffalo Stance” e “Manchild” di Neneh Cherry, “Killer” di Adamski, “Crazy” di Seal), ponendo delle serie basi per la sua futura carriera parallela di produttore, culminata, ad oggi, con la realizzazione di “Ultra” dei Depeche Mode nel 1997.
“Come produttore, solitamente, si lavora su pezzi che sono stati già scritti, così si tratta solo di riassemblare in maniera differente tracce preesistenti. Quando mi occupo del progetto Bomb The Bass, le bozze dei brani partono da me e solo in un secondo momento comincia il processo di collaborazione con altri musicisti”. L’ultima decade del millennio vede il nostro orientarsi su ambientazioni sonore più rarefatte con i BTB, anticipando in qualche modo il trip-hop prossimo a venire, con dischi quali Unknown Territory (1991) e Clear Clear (1995).
Al conseguente plauso della critica, non corrispondono esiti commerciali pari a quelli degli esordi, seppure il suo nome rimane di sicuro richiamo, in particolare come mentore di remix per artisti del calibro di Bjork, David Bowie, Depeche Mode tra gli altri. ”Non ci sono regole da seguire nel strutturare o de-strutturare un pezzo…si basa tutto sul rilavorare una traccia in modo da raggiungere una “visione” personale che ti soddisfi. Questo è tutto!”. Causa una profonda crisi personale, le attività di Simenon, specie con la sigla BTB, dal 2000 in poi diventano assai sporadiche, tanto è vero che egli si dedicherà, soprattutto, alla sua nuova etichetta, la Electric Tones con cui pubblica anche musica di altri artisti. Un’esperienza, comunque, abbastanza breve: “Oggi della Electric Tones è rimasto solo il marchio. Non ho piani futuri al riguardo in questo momento”. Una serie infinita di ripensamenti, faranno sì che solo nel 2008 il progetto Bomb The Bass torni a far parlare di sé, tramite l’eccellente “Future Chaos”, coacervo di influenze new wave, chill out e minimalismo house, oltre che di vocalist d’eccezione al pari di Mark Lanegan, Fujiya & Miyagi, John Spencer, Toob e del fido Paul Conboy. Oltre che del sapiente uso del sempreverde ed analogico Mini Moog. “L’utilizzo di questo strumento per generare la maggior varietà di suoni possibili sull’album è stato più un esercizio di “restrizione nel lavorare entro limiti che inspirassero differenti metodi di svolgimento delle registrazioni”.
Un modus operandi non seguito nel concepire “Back To Light”, il recente nuovo disco del nostro. “In Back To Light la maggior parte dei suoni sono stati creati da apparecchiature digitali, sebbene missati attraverso un mixer analogico”. Un ritorno abbastanza repentino, in contrasto con le lungaggini legate al penultimo full-lenght targato BTB. “Semplicemente mi sentivo ispirato nel pubblicare un altro album dei Bomb The Bass. Mentre registravo “Future Chaos” avevo già messo da parte una quindicina di idee che credevo sufficienti nel porre delle solide basi per un nuovo lavoro”. Al solito, oltre che aver usufruito di una ritrovata ispirazione, Simenon si è circondato di validi collaboratori, primo fra tutti il dj/produttore Gui BorratoGui Borrato. “Ogni partecipazione di altri artisti ad un mia release parte sempre dall’ammirazione che provo nei confronti di ciò che producono. Questo vale anche per la collaborazione con Gui Borrato. L’ho scoperto sentendo il suo primo album “Chromophobia”, dopodiché l’ho contattato per remixare un pezzo, “Black River”, tratto dal precedente disco dei BTB. Avevo trovato fantastico il remix di quella canzone, così mi sono convinto che avremmo potuto formare un bel team di lavoro insieme. All’inizio delle registrazioni ho passato circa due settimane nello studio di Gui a Sao Paulo. Durante questa fase abbiamo stabilito quale dovesse essere la direzione musicale ed il tempo delle tracce. Poi sono tornato a casa ad Amsterdam, continuando a sviluppare le basi che avevamo creato con Paul Conboy, fino a trovare la loro forma definitiva, in maniera tale da consegnarle ai vocalist che alla fine sarebbero comparsi su “Back To Light””.
Stavolta la scelta dei cantanti è ricaduta su nomi più di secondo piano rispetto al recente passato. “Paul Conboy è un vecchio amico e partner musicale nel progetto BTB . Kelley Polar l’avevo sentita cantare su di un pezzo che si chiamava “Chrysanthemum”, Richard Davis attraverso la sua collaborazione con gli Swayzak e i The Battle Of Land & Sea me li aveva presentati un mio conoscente ad Amsterdam. Tutti loro, comunque, mi hanno aiutato anche nello sviluppare le canzoni”.
Canzoni che, ovviamente, saranno a breve rivisitate da mani sapienti. “Ci sono alcuni remix in rampa di lancio, tipo quelli di Extrawelt, FM Radio Gods, Gui Boratto, Leo Zero, Anderson Noise, John Tejada, Mark E, Jakeone e DJ Marky”. A completare l’intera operazione, ci sarà l’inevitabile tour previsto per l’estate. “Attualmente sto preparando la scaletta per i prossimi concerti in cui conto di riarrangiare alcuni brani. Sul palco ci sarà con me Paul Conboy che canterà e si occuperà di alcune parti elettroniche. Vorrei presentare dal vivo pure qualche mio vecchio pezzo”.
Autore: LucaMauro Assante
www.bombthebass.com – www.myspace.com/timsimenon