L’occasione era nota: Rockit, autorevole sito web specializzato su tutto ciò che succede nel sottobosco (e non solo) della musica indipendente italiana festeggia per il suo “make-up”. Il luogo prescelto, il Rainbow di via Besenzanica, storico locale milanese, era quanto di più informale e poco impegnativo si potesse scegliere. Un basso profilo che però nulla toglie alla splendida operazione di marketing messa in piedi dai tipi di Rockit. Rinnovo completo della veste grafica del sito, comprensivo del lancio del loro magazine free press. E appare evidente, sin da subito, come l’evento, già prima che la serata vera e propria abbia inizio, sia riuscito nell’intento di pubblicizzare al massimo il loro lavoro, avvicinando il più alto numero possibile di persone con una proposta decisamente allettante, a cominciare dal prezzo del biglietto d’ingresso (8 euro). Nonostante tutto, però, la lunga coda all’ingresso è con nostra sorpresa meno sfiancante di quanto si potesse pensare. L’attesa, tra una birra e l’altra e tra un Babalot, solo sul palco insieme alla sua chitarra a tracolla, la sua voce sguaiata e le sue canzoni intelligentemente strampalate, e un Alberto Motta, seduto con in braccio l’acustica e una “attitude” da scazzo bughiano, è tutta per le teste di serie della serata: Offlaga Disco Pax e Baustelle. Dopo una breve intro, la “Sigla!” invocata da Max Collini, paroliere e (porta)voce del progetto più irresistibile degli ultimi anni, gli Offlaga danno inizio alle danze al ritmo cullante delle note di chitarra di “Kappler”. Il pubblico si scalda, e i tre snocciolano uno dopo l’altra le canzoni del fortunato e acclamatissimo “Socialismo Tascabile”, disco che ha scomodato, per la impervia ma quanto mai fruttuosa strada imboccata con la scelta di una sezione vocale decisamente particolare, paragoni ingombranti, dai Massimo Volume di Emidio Clementi ai CCCP di Giovanni Lindo Ferretti. Modelli verso cui senza dubbio il “Collettivo neosensibilista”, come amano definirsi i tre reggiani, paga un importante debito, ma che non circoscrivono certo l’universo Offlaga Disco Pax. Il loro show, applauditissimo, lascia la scena ai Baustelle, band che con l’ultimo lavoro “La Malavita”, ha sorpreso un po’ tutti, sia per il volume di vendite e di conseguenti esibizioni dal vivo sia per il livello qualitativo delle canzoni contenute nel disco, così nere e così malinconicamente struggenti, e con una qualità di scrittura davvero rara nel seppur vasto panorama musicale italiano. La loro esibizione scivola via con rodata abilità, nonostante l’evidente handicap di un impianto acustico certamente penalizzante. Molte le canzoni estratte da “La Malavita”, qualche classico di provenienza “La Moda del Lento” e spazio anche per qualche pezzo a richiesta. Nel complesso, però, il concerto fatica a decollare. Ma, nonostante i suoni siano troppo compressi e il rimbombo in sala risulti alquanto invadente, il pubblico mostra di apprezzare ugualmente la prova di Francesco Bianconi e soci. Nulla a che vedere, però, con il live del gennaio di quest’anno, sempre qui a Milano, al Rolling Stone, in cui si è potuto apprezzarli al meglio. Un vero peccato si diceva, come un vero peccato, veniale questa volta, se vogliamo, è stata la scelta del dj set d’intrattenimento tra una band e l’altra, magari anche stuzzicante dal punto di vista della scelta dei pezzi suonati, ma per nulla centrato sulla musica italiana, anzi. E, in occasione del party di un collettivo web che accanto alla ragione sociale del proprio sito recita fieramente “Tutta roba italiana”, si è rivelato davvero un cattivo servizio.
Autore: Marco Castrovinci
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