Split. Sicuramente di maggior fascino al tempo del vinile: un lato a me, un lato a te. Ora lo spartiacque è un anonimo “valico” da una traccia all’altra. Non è andata perduta, tuttavia, l’utilità di dar voce a chi non ha ancora un contratto vero e proprio o un repertorio sufficiente a confezionare un full-length o un budget adeguato a registrare un tot minimo di pezzi. Tutte storie che già sapete e che ci fanno, senza indugio, venire al dunque.
I None of Us sono catanesi. Si fa sempre musica laggiù, ai piedi dell’Etna. Un valido “termometro” di come/quanto si faccia musica, in generale, sull’intera penisola. Non una “faccenda” post-rock, però, stavolta. Il quintetto in questione spende tutta la birra che ha in corpo e prende dall’emo, dal grunge, dal noise le “frange sonore” più dure e violente. Attitudine tendenzialmente “arrabbiata” e adrenalina che si taglia con un coltello.
Già sentito? Tiriamo fuori il “prestampato”? Non prima di aver parlato degli 1neday. Post-metal da Trieste. Riffoni iper-saturi, vocals da sgozzamento ma – ma – con gli ormai canonici intermezzi melodico-puliti a cercare di “nobilitare” il tutto (siamo uomini, mica bestie).
Ottime veste grafica e traccia rom, ormai un marchio per la RedLed. Mancano solo i gruppi, però. Questi erano alla prima chance non auto-prodotta. Ne aspettiamo altre, e speriamo di non dover davvero tirare fuori il prestampato…
Autore: Roberto Villani