I tredici b-boys partenopei che tredici non sono (nella bio ne conto nove) pubblicano un full lenght a distanza di (ben) cinque anni dall’uscita del precedente ep. E, nel complesso, il lavoro dà l’idea di un Guglielmo Tell stràbico. A volte centra la mela, ma sembrava aver svogliatamente mirato la freccia a tutt’altra parte. Altre volte, quando eccessiva è la concentrazione sul bersaglio…addio mela. Tradotto in spartano linguaggio recensorio questo vuol dire che nei pezzi dove maggiore potrebbe essere il grado di cognizione di causa, tipo “Napoli”, ovvero quando più seriosa è la tematica sciorinata in prosa rappata – senti “Pa’ Rrobb’”, “A Guerr’ Pè Sord”, l’eponima “Persi Nella Giungla” – pare che stècchino: luoghi comuni, visione oleografica, cronaca di travagli abbondantemente annunciati, metriche ricorsive per non dire obsolete. Vernacolo irrigidito anche, se si considera la straordinaria scioglievolezza (non di Lindor ma) del dialetto napoletano. Una retrocessione rispetto al goliardico e gustosamente gommoso risultato di “Troppo…” del ’98.
In altri brani invece – uprising! – apparentemente meno pregnanti o comunque meno impegnati, come “Solo Nomi”, “Nun E’ Dett’”, “Jamm” fila tutto liscio. Gli mc (Domasan, Callister, Paura, Zin) fanno un lungo respiro, scoccano la freccia e beccano la mela. Sembrano ritrovare quella “cifra artistica originale e innovativa” di cui si parlava tempo fa (Federico Fiume su Mucchio Selvaggio). Originale, per il buon fiuto nel ritrovare, ma solo in alcuni casi, argomenti nuovi con cui rimare; innovativa: forse solo la metrica di Callister, acuto giocoliere delle parole.
Interessante il punto di vista di Ekspo sul concetto di underground: se non sei emerso potrebbe anche darsi che la ragione non è da ritrovare nella corruzione del mainstream, quanto piuttosto la scarsità di skills (qualità).
Gli amanti, come chi scrive, del range funkettissimo degli anni settanta non possono che (ap)plaudire le scelte dei campioni di Vinch, mister Jet Pilder, rievocanti in dosi massicce quelle autentiche atmosfere su cui scratchano 2Phast e il campione italiano ITF, Tayone. Quest’ultimo, dj di fama internazionale, si ritaglia anche uno skit solo suo: “Le Porte di Nova City”.
Esilarante e istruttiva la colorita “lezione” del writer Ultra 301 sull’old e new school delle bombole.
In “Ma Che Ne So”, pezzo cumulativo, fa una particina anche DJ Gruff, patriarca della generazione dei guaglioni junkies. Anche se ancora a parlare di fumo, oddio…
Autore: Sandro Chetta