I Circa Waves, band indie di Liverpool, sono tornati con il loro nuovo album Death & Love Pt.1, in uscita il 31 gennaio 2025 via Lower Third/PIAS. La prima traccia We Made It, è già on line e ascoltabile qui.
Insieme alla pubblicazione del nuovo disco, la grande novità del 2025 per la band di Kieran Shudall, Joe Falconer, Sam Rourke, e Colin Jones è che il tour del disco (cominciato a febbraio) è il loro più grande tour da headliner nel Regno Unito, data la sempre crescente fanbase che stanno acquisendo in questi anni: parliamo di 12 date, compresa una serata alla O2 Academy Brixton di Londra il 26 marzo e una serata finale davvero speciale all’Olympia di Liverpool l’1marzo.
La storia del disco, e anche del suo titolo, è questa: all’inizio del 2023, Kieran ricevette una telefonata dai medici che gli comunicavano che l’arteria principale del suo cuore era gravemente ostruita. Due giorni dopo, era sdraiato su un tavolo operatorio e assisteva all’inserimento di un filo nel suo cuore per ripararlo. In seguito, ha cancellato molti spettacoli, ha dovuto risolvere molti problemi con i farmaci e, soprattutto, ha dovuto affrontare un nuovo stile di vita.
“Avevo bisogno di questo disco per elaborare quello che avevo passato. Una lettera per dire a me stesso che sarei rimasto“, spiega Kieran. “Soprattutto, volevo fare un disco per me, con la musica che amo e, si spera, per far sì che i ragazzi nella loro cameretta prendano in mano una chitarra e credano di poter affrontare il mondo, cazzo“.
I ragazzi di cui parla sono i figli a cui aveva dedicato il precedente disco Never Going Under. All’epoca, il terrore che aveva ispirato il disco era quello di veder crescere i propri figli in un mondo sempre più insicuro e incomprensibile. Al confronto, questo disco è decisamente più intimo, e campeggia l’esperienza del contatto con la morte (raccontato nella dolcissima Hold it Steady, dedicata alla moglie che lo ha affiancato in questa terribile esperienza).
Il disco è tutt’altro che cupo, però: semmai liberatorio, Death & Love Pt.1 è un’album di 9 tracce di guitar-pop catartico: I primi quattro pezzi in particolare sono un esordio bomba: American Dream racconta con una schitarrata travolgente dell’ingenuità dei sogni di successo della band al loro primo tour americano, mentre Like You Did Before e Le Bateau sono per ammissione di Kieran pezzi nati sulla pista da ballo (Le Bateau, ispirato a un club di Liverpool è per ammissione di Kieran ispirato alle sonorità dance dello Springsteen di Dancing in the Dark).
Il trittico di pezzi ha le sonorità delle band indie dei primi anni 2000, e ascoltare la sequenza completa porta a fare un tuffo in quello spensierato mood musicale di venti anni fa: sono evocati gli Strokes, ma anche i Cribs, gli Antlers, i Virgins, gli Artic Monkeys, ovvero tutta la scena musicale indie di quegli anni. A completare il quartetto si aggiunge poi il singolo We Made It che alza ancor di più il livello: sembra di ascoltare una canzone con i riff e il sound dei primissimi Editors.
Un esordio così rende già Death & Love Pt.1 senza dubbio il migliore dei dischi fin qui prodotti dai Circa Waves (6 in totale). Anche perché la scelta dei brani successivi di abbassare i ritmi, “dolcificare i riff” e svoltare verso il pop anni ’80, con Hold It Steady e poi con una dance hit sdolcinata alla chitarra sincopata come Let’s Leave Together, rende davvero questo disco un unicum.
Autoprodotte da Kieran e arrangiate da Matt Wiggins (Adele, Lana Del Rey, Glass Animals), registrate negli iconici RAK Studios di Londra cavalcati anche da Muse e Green Day, le nove tracce che compongono Death & Love Pt.1 trasudano tempi passati, nostalgia di gioventù e spensieratezza, e se questo può sembrare paradossale visto che il tutto nasce come ispirazione da una operazione pericolosissima al confine tra vita e morte, in realtà per Kieran è stato naturale liberare il suo senso del ritorno alla vita in questo modo.
“Ricordo che ero in ospedale, pensando di voler fare un nuovo disco, e volevo un album che ricordasse me [in caso di morte] come un ragazzino. C’erano club a Liverpool chiamati Le Bateau e il Krazyhouse che suonavano The Cure, The Smiths, The Walkmen, Arctic Monkeys, e volevo fare un disco che ricordasse quei tempi. Ho pensato: se deve essere il mio ultimo disco, deve avere la musica che ho sempre amato”.
L’album nel finale sembra seguire una scia cronologica-autobiogafica: Blue Damselfly è stata scritta nel bagno dell’ospedale, dopo che gli era stato comunicato che c’era 1% di rischio morte nell’operazione, e racconta di un uomo spaventato che si affida alla moglie, e è il pezzo più intimo e profondo del disco, affidato principalmente ad arpeggi che rinunciano alle distorsioni e ai ritmi allegri.
Ma ci pensa Everything Changed, nella sua dirompente gioiosità tipicamente indie, a riportare il ritmo ai livelli irresistibili dei primi pezzi: del resto la canzone descrive lo stato euforico post-ospedaliero di chi ha realizzato che ha avuto una seconda chance, e lo fa affidandosi a una melodia che è uno dei fiori all’occhiello dei Circa Waves, con la loro capacità tipica di riecheggiare suoni anni ’60 pur suonando maledettamente attuali.
Chiude il disco Bad Guys Always Win, la canzone più strutturalmente indie di tutto il disco. Se non fosse per la voce, non si riuscirebbe a distinguere da un pezzo degli Strokes.
Certo, ascoltate d’un fiato queste nove brevissimi canzoni che durano una trentina di minuti, hai la sensazione che siano solo canzonette: ma il leader e vocalist Kieran si mostra molto consapevole della possibile critica alla sua band che scrive pezzi di tre minuti fatti di strofe e ritornelli, senza assoli e con una struttura musicale di assoluta semplicità e impatto immediato. “So che non saremo studiati come Bob Dylan o Leonard Cohen. La mia mente ha fatto pace con questo. Ma c’è bisogno di band come noi. Non puoi avere 100 Raiohead, sarebbe troppo! Spero la gente ci veda come una band che serve per spegnere il mondo e lasciarsi andare”.
Ed effettivamente lasciarsi andare con l’indie dei Circa Waves, così fresco e così contemporaneamente nostalgico, è una delizia. Da gustare poi nel contesto più tipico, possibilmente un festival britannico estivo. Sono canzoni che sembrano nascere apposta per essere suonate in posti come quelli.
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