Dopo due EP preparatori, “Welcome” del 2012 (si ascolti “Two Tone”) e “Meat” del 2015 (“The Idles Chant” per tutte) – che diventano quattro se si considera l’EP omonimo autoprodotto del 2011 e “Meta”, l’EP di Remix del 2016 -, gli IDLES mettono a fuoco le loro intenzioni e irrompono sulla scena musicale, nel 2017, con l’ottimo “Brutalism” (che verrà ristampato nel 2022, per i cinque anni dall’uscita, come “Five Years of Brutalism” contenente, in versione liquida, anche il live registrato per il BBC Introducing’s Festival Stage del 2022 di Glastonbury), rivitalizzando la scena punk rock/post punk di matrice indie con brani destinati a diventare dei classici (“10:49 Gotho”, “Mother”, “Divide & Conquer” …).
Nel tempo, il pregio maggiore degli Idles è stato quello di restare fedeli a se stessi, concedendosi però aperture verso un più ampio universo musicale (per certi versi riscoprendo con maturità acquisita quanto era in nuce già nei citati EP dell’esordio), abdicando chiusure claniche o autoreferenziali; ciò, se da un lato li ha in parte “affinati”, smussando “l’irruenza” di “Brutalism”, dall’altro ha concesso loro, senza snaturare, una versatilità e una trasversalità che, fatta salva la pace degli “integralisti”, è risultata sicuramente vincente, come cristallizzata nei due pregevoli “Ultra Mono” del 2020 (da citare quantomeno “Model Village”, “A Hymn”, “Reigns”, “Grounds”, “Mr. Motivator” …) e “Crawler” del 2021 (a definire il suo valore basterebbe il multiforme poker d’apertura composto da “MTT 420 RR”, “The Wheel”, “When the Lights Come On”, “Car Crash”), dischi che hanno rappresentato rispettivamente una progressiva “mutazione” del DNA musicale degli Idles; prima di essi, da ricordare anche la transizione attraverso “Joy As An Act of Resistance” del 2018 (in cui spiccano “Colussus”, di cui esiste anche un versione “Tricky Remix”, “I’m Scum”, “Television”, “Great” e l’orecchiabile “Danny Nedelko”).
Seguendo queste direttrici, gli Idles hanno così dato alle stampe “Tangk” (Partisan Records), un lavoro discografico che compie un ulteriore passo in avanti e verso l’altro, andando a (ri)definire il loro suono e le loro intenzioni (oramai chiare) di abbattere definitivamente i confini degli esordi, completando (momentaneamente) in modo compiuto il trittico con i precedenti “Ultra Mono” e “Crawler”.
A ben ascoltare è l’asportazione dapprima apportata al muro sonoro e le finiture in sostituzione poi apposte che marca indelebilmente “Tangk” e che affievolisce anche la disomogeneità (apparente) che emerge nel contrasto tra brani dissimili; da segnalare la produzione, tra gli altri, anche di Nigel Timothy Godrichv che ha affiancato Mark Bowen e Kenny Beats.
Apre il side A “Idea 01” che “ipnotizza” l’ascoltatore con il suo interlocutorio pacato incedere di pianoforte ed elettronica, prima che “Gift Horse”, tra assenze e presenze, precipiti, saturi e si imponga come prima hit (“Watch, watch/my, my/steed, steed/go, go/far, far … Look at him go! … See, see/my, my/steed, steed/go, go/far, far … Look at him go!”).
Se “Pop Pop Pop” è “aliena” nell’incedere e nei temperati ricami noise, “Roy” equilibra la bella e nuda sezione ritmica con un cantato da songwriter rock.
Chiude il primo lato del vinile la “narcotica” “A Gospel”.
Girato l’LP, ed è il tempo della solida “Dancer” (che vede come backing vocals James Murphy e Nancy Whang dei LCD Soundsystem), certezza che è apripista per la perfetta “Grace”, al contempo dolce e ruvida, un brano che se pubblicato negli anni ottanta sarebbe stato un “piccolo capolavoro”.
Da arena la citazione al celebre duo in “Hall & Oates”, rotta dal contrastante “bridge”.
La tribale “Jungle” è viatico per la ieratica, riuscita e bella “Gratitude”.
Congeda “Tangk” l’introspettiva e teatrale “Monolith” che, con il suo breve solo di sassofono di Colin Webster in chiusura, indica nuove e distanti rotte.
Ultima menzione pre le sempre suggestive copertine (“Ultra Mono” docet), e in particolare per ciò che cela quella di “Tangk” (ne esistono diverse versioni con piccole differenze) nell’immagine e nella dichiarazione “Love is the fing”.
Su queste pagine anche il report del live Cinzella Festival, Grottaglie 17.07.2022. Ma la band tornerà a breve in Italia per dei concerti: il 5 marzo all’Alcatraz di Milano, 23 giugno allo Sherwood festival di Padova, 26 giugno Flower festival di Torino,
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