I Settlefish sono il nostro fiore all’occhiello, mi permetto di affermare in tono patriottico. Il primo e per il momento unico (a giusta ragione) gruppo rock italiano ad aver firmato per la prestigiosa Deep Elm…per intenderci quella dei Desert City Soundtrack, con cui i 5 bolognesi vantano uno split, e dei miracolosi Appleseed Cast. Avrei dovuto scrivere forse “…per intenderci quella di gruppi del calibro di…”, ma per la verità, dopo aver assistito al concerto al Mumble Rumble, mi piace immaginare lo stupore che i loro attuali compagni si scuderia devono aver provato ascoltando gli italiani Settlefish per la prima volta…gruppo di grossissimo calibro!
La serata non è proprio affollata e Salerno è freddissima, immersa in una atmosfera plumbea.
Ad aprire gli oriundi Alcool, giovanissimi e pieni di potenzialità. Guidati da una impressionante e potentissima voce un pò Chris Cornell anni Temple of the Dog un pò Incubus primi dischi. A diciotto anni cavalcano un new metal come i più anziani vorrebbero fare senza riuscirci. Il tempo è elemento a loro favore per formare una vera personalità compositiva, ma per il momento va benissimo così…bravi!
Poi arrivano i 5 e comincia il sospirato (da parte mia!) spettacolo.
Suonano ad uno ad uno i brani del nuovo disco che si intitola, e non a caso, The Plural Of Choir e che uscirà a brevissimo. Non so se avete mai avuto la fortuna di assistere ad un concerto di classica…uno di quelli da camera…ecco, per descrivervi qual’è l’impatto live dei Settlefish mi viene di accostarli ad una situazione del genere…tutti bravi e tutti al servizio dell’ensamble. Questa la loro più grande qualità. Le canzoni nascono e crescono accudite da ognuno di loro nei minimi particolari. Due note, un riff articolato e storto, un battito di mani o una campionatura di voci lontane, non importa cosa sia, una sola è quella certa: i Settlefish ascoltano la loro musica, ci colloquiano e istintivamente la seguono.
Si avete ragione non vi ho ancora detto a chi somigliano…vediamo…versione riveduta e corretta di una componente fugaziana e insieme una reminiscenza motorpsychiana stile Timothy ‘s Monster soprattutto nelle aperture strumentali. La loro imponente presenza sul palco ha raggiunto picchi altissimi, come durante Two Cities, Two Growths…bellissima! Altri momenti topici: We Please The Night _ Drama, It Was Bliss!, The Barnacle Beach e The Marriage Funeral Man. Il concerto non poteva avere poi epilogo più piacevole con una emozionante esecuzione di Breeze, perla del loro primo cd.
La conclusione è quella che già vi ho confidato: i Settlefish sono il nostro fiore all’occhiello!
Autore: Renata De Luca