Ci volevano gli Starframes a ricordare a tutti quanto breve sia la distanza tra Manchester e Napoli. Una distanza così minima che finisce – a tratti- per sovrapporre l’immagine delle due città di porto, con la passione calcistica che sostituisce la fede, un’allegria esplosiva che copre le zone scure delle periferie.
Napoli e Manchester. In Ethereal Underground c’è tutto quello che gli anni novanta hanno insegnato ai giovani appassionati di brit pop e forse qualcosa in più, perché sono canzoni che hanno preso la lezione e raccontano il modo in cui l’hanno fatta propria. Già con Origin, il quartetto decide di mettere le cose in chiaro: all’improvviso ci si trova avvolti in un disco che parla lo stesso slang degli Stone Roses, degli ultimi fratelli Gallagher; le chitarre lontane, la voce mai cupa, a tratti acida, ci fanno strada nel percorso di un sogno cominciato vent’anni fa. L’esperienza dei quattro ragazzi napoletani- che a lungo hanno osservato le terre d’Albione come mondo di sogno- accoglie la psichedelia più profetica che li avvicina a Kula Shaker e the Who, allontanando il progetto Starframes dall’indie ultima maniera che ha fatto dei dancefloor il recinto della sua dittatura.
Anche il basso più incalzante di Broody Soldier, seguito dalla batteria marziale che grida alla guerra, accompagna una melodia che non conosce violenza, soltanto la poesia di una ballata tutt’altro che ingenua. A questa segue un’altra traccia, una delle più intense del dico, Aurora Borealis, lontano omaggio alle chitarre acustiche dei Travis, un sogno raccontato appena svegli, in lotta contro le prime luci del mattino, prima che svaniscano le immagini.
Gli Starframes incarnano la nuova frontiera delle band emergenti di Napoli, musicisti che si sono stancati di incarnare lo stereotipo geografico e si impegnano davvero a produrre la musica che vorrebbero sentire, elaborandola dall’incrocio di più mondi.
Ethereal Underground è il disco maturo di chi ha saputo aspettare per trovare la propria voce, senza avere fretta di calcare il palco con il rischio di restare bruciati. Il risultato ottenuto è che brucia tutto il resto intorno, ma gli Starframes non se ne preoccupano. Era esattamente quello a cui miravano.
Autore: Olga Campofreda