Stiamo per consigliarvi il disco di un rapper londinese appena ventitreenne. Potete decidere se interrompere qui la vostra lettura o proseguire in nome della curiosità che da sempre vi contraddistingue.
Bene, ora che siamo rimasti in pochi possiamo parlare dell’album in questione, intitolato “Kings & Queens” e seconda fatica discografica di Jamie Alexander Treays (aka Jamie T), un giovanissimo di Wimbledon che si era fatto notare a soli ventun’anni con l’esordio “Panic Prevention”. È un rapper, perché senza dubbio la sua indole è quella che conduce dritti all’hip hop e che tanto può raccontare dei ragazzini britannici, ma è anche – e ve lo diciamo senza titubare – tutto ciò che meno vi aspettereste da un rapper. Si comincia proprio dalle periferie londinesi e dai ragazzini che la vivono, perché è lì che guardano i suoi testi. Ed ecco il dramma dell’alcool e della droga in “368”, in apertura del disco, o ancora l’amore disperato e omicida di una teenager nella ballata “Emiliy’s Heart”. Parole mai troppo pe(n)sate proprio per non distanziarsi dai protagonisti delle sue storie, musiche mai uguali a se stesse che accompagnano ogni traccia verso un genere nuovo.
Il risultato è una fusione di stili ben amalgamata col talento di Jamie T, tanto bene che qualcuno lo menziona tra gli eredi dei cantautori dai nomi importanti . “Kings & Queens” è un patchwork che non vuole cornice, ma che preferisce essere modellato a seconda della traccia: ora in chiave folk, come in “Spider’s Web”; ora con uno sguardo al raggae, nella giamaicana “Chaka Demus”; ora bagnando i panni nel punk della sua terra in “British Intelligence”. Un puzzle da ricomporre al quale piace giocare con l’ascoltatore e prendere poco sul serio se stesso, motivi per i quali il primo singolo ha il titolo di “Sticks ‘n’ Stones” e il ritmo velocissimo di una hit da classifica americana tamarra.
Si presenta per quello che non è Jamie T, e forse lo fa per divertirsi. Noi gradiamo, applaudiamo e ascoltiamo. Sì, è un rapper. E allora?
Autore: Micaela De Bernardo