Misteriosi come sempre gli episodi “mail series” di Wallace. Non degli album, ma in fondo neanche degli EP, e non mi riferisco alla durata, quanto piuttosto all’estemporaneità delle collaborazioni che di volta in volta prendono forma per questa collana. Stavolta registriamo un ritorno “consistente” alla musica “suonata” (ma prendiamo sempre con le molle questo concetto) di Fabio Magistrali, che solitamente siede al banco mixer, la cui esperienza va ad incastrarsi, in rapporto di complementarità, con Mattia Coletti, in tenera età ma già visto a “picchiare” in Sedia e From Hands.
Potremmo già star qui a parlare di “perfetta intesa”, di come i due tessano le loro fila attraverso un semplice, reciproco sguardo, ma veniamo a sapere che i due non hanno mai suonato insieme, e che questo disco è nato non, appunto, dallo scambio di occhiate, ma di registrazioni. Materiale fosco, indefinito e indefinibile, “nebbia“ sonora che attinge tanto da una chitarra quanto da un eterogeneo lavoro di percussioni e rumori concreti – in pieno stile Magister –, tutto reso perfettamente “al naturale”, come da certificazione nella sleeve interna del miniCD (assenti “alterazioni di intonazione e metrica”). E però si segnalano anche un paio di episodi “quieti” ( ‘Life in Circular Julies’ e ‘In March We Trust’, poste agli estremi del disco se ignoriamo la dichiarazione di Mattia come traccia 5), inaspettatamente vicini ai bucolici arpeggi di Nick Drake, a muovere le acque in correnti più intelligibili. Un tassello, ulteriore, nel puzzle già eloquente delle ricerche sonore di un manipolo di coraggiosi. Un nuovo invito al mercato, ma, “orecchio da mercante” a parte, cosa aspettarsi?
Autore: Roberto Villani