Quando la maturità e l’evoluzione conducono a soliloqui … capita che capolavori come “Filth” (1983), “Cop” (1984) e “Children Of God” (1987) si asciughino e prosciughino in splenetiche e dimenticate ballate da “Amnesia”, negli incatenati ritmici recitati dementi deliri di “The Hanging Man” o nelle militarizzate rarefazioni minimaliste, evocative nei dodici minuti di “The Nub” (tutti brani tratti dall’album Leaving Meaning).
E così, se Michael Gira e Jonathan Kane formano, segnando la storia della musica, nei primi anni del secolo buio degli ottanta (in una NYC del 1982) gli Swans, “abortendo” più che “partorendo” un quintetto rock dal brutale, viscerale e depresso impatto sonoro, miscellanea magmatica forma ibrida di industriale, dark punk, hardcore e heavy metal, capita che con la saggezza dell’età, pescando nelle pieghe del passato, diano alle stampe “Leaving Mining” (Young God Records) che, al pari del brano eponimo, procede marziale, in una intima processione di intervalli di suoni e di pensiero.
“Leaving Meaning is the first Swans album to be released since I dissolved the line up of musicians that constituted Swans from 2010/2017 – spiega Michael Gira sul sito ufficiale – Swans is now comprised of a revolving cast of musicians, selected for both their musical and personal character, chosen according to what I intuit best suits the atmosphere in which I’d like to see the songs I’ve written presented. In collaboration with me, the musicians, through their personality, skill and taste, contribute greatly to the arrangement of the material”, I cui componenti di questo “cast” sono Kirstof Hahn, Larry Mullins, Yoyo Röhm, The Necks, Anna e Maria von Hausswolff, Ben Frost, Baby Dee, Jeremy Barnes e Heather Trost, a cui vanno aggiunti; Dana Schechter e Cassis Staudt degli Angels of Light, Jennifer Gira, Norman Westberg, Christoper Pravdica, Phil Puleo, Thor Harris w Paul Wallish.
E a ben ascoltare, Leaving Meaning vive compatto di stati di fusione, tirato nel suo essere rilassata miscellanea di umori, laddove, nell’andare di un ondivago “Humus”, è possibile tanto “see it but not see it … feel it but not keep it … touch it but not hold it … be it but not know it … reach it but won’t touch it … contain it but release it … unfold it but won’t see it … breathe it but not taste it … know it but not show it … will lose it but I’ll keep it” quanto porsi in pastorale “Annaline” quesiti esistenziali “How is it true That we even exist?” … o annaspare, nuotando con “Phantom Limb”, in arie noise … da industriale post punk “Sunfucker” …
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autore: Marco Sica