Il blues è la musica dell’anima e delle sofferenze e Nada riesce ad interpretare questo sentimento in maniera eccellente. “Tutto l’amore che mi manca” non è propriamente un disco blues, ma ne è intriso in maniera viscerale. Gli argomenti cantati da Nada sono, infatti, la vita, l’amore e l’abbandono. Il cuore di pietra della copertina è molto emblematico. Per questo quindicesimo lavoro della sua trentacinquennale carriera la Malanima si è fatta produrre l’album da John Parish (produttore di PJ Harvey), che ha anche suonato la chitarra e grazie al quale i dieci brani hanno un tocco decisamente scarno ed essenziale. Tra gli altri collaboratori compaiono Cesare Basile, autore dell’avvolgente “Proprio tu” e chitarrista in quasi tutti i brani e Howe Gelb, autore dell’unico testo in inglese, la lieve ballata “Classico”. In questo brano sono contenute due preziosissime ghost-track, firmate da Nada, la prima delle quali è il blues tribale forte, impetuoso ed affascinante “Le mie madri”. Nada cantautrice resta in linea con i bellissimi omaggi che le hanno fatto i suoi collaboratori caratterizzandosi per il pop incisivo di “Chiedimi quello che vuoi”, per l’avvolgente malinconia di “Senza un perché” o per le litanie ipnotiche della stessa title-track e di “Asciuga le mie lacrime” dove le chitarre alternano momenti in cui affondano ad altri più melodici. “Tutto l’amore che mi manca” è un disco estremamente affascinante ed avvolgente. Avvolgente è un aggettivo usato forse troppo spesso in questa recensione, ma è l’unico, insieme ad affascinante che riesce a sintetizzare l’essenza di questo disco.
Autore: Vittorio Lannutti