È un graditissimo ritorno quello dei corvi di Atlanta. Dopo sette anni di
defezioni, litigi, esperienze solistiche mal riuscite i fratelli Robinson si
sono, finalmente, decisi a rimettere su la squadra, richiamando il
batterista storico Steve Gorman e due nuovi innesti: il chitarrista b>Luther
Dickinson dai North Mississippi Allstars e il tastierista Adam MacDougal. Il loro è un graditissimo ritorno anche perché hanno messo da parte le
incertezze dell’ultimo disco “Lions”, recuperando le loro radici storiche,
vale a dire il rock-blues.
Da uanto emerge in “Warpaint” probabilmente
devono aver assimilato molto in questi anni l’esperienza fatta con Jimmi
Page, dato che questo cd è intriso di blues, tanto da creare una dipendenza.
In “Warpaint” poi Rich Robinson sembra voler omaggiare Keith Richards e Gram
Parson, mentre il fratello ha un’ugola talmente soul da far sentire la
presenza di James Brown. Non c’è un brano sbagliato in questo cd, registrato
in sole tre settimane tra Woodstock e Los Angeles, evidentemente i corvacci
avevano le idee ben chiare ed erano in crisi di astinenza da rock blues. In
quasi tutti i brani troviamo le chitarre con l’effetto slide a dare man
forte alla voce di Chris Robinson, con le tastiere e l’altra chitarra che
riempiono il suono, creando un ottimo muro del suono. In tutto il disco, in
ogni caso, i Black Crowes dimostrano di aver raggiunto una certa maturità e
tendono sempre ad essere contenuti, senza voler mai strafare, ormai sono
intorno ai quarant’anni, quindi più posati ed anche molto più professionali,
e si sente, dato che non c’è una sbavatura in questo disco. Certo sarà un
genere vintage, ma è fottutamente esaltante e riempie l’anima. Lunga vita a
questi freakettoni!
Autore: Vittorio Lannutti