Probabilmente il nome di Marco Bedini ai più non dirà molto. Facciamo un passo indietro di circa vent’anni, quando il fermento rock e le autoproduzioni in casa italica alimentavano un underground musicale di tutto rispetto. Centri sociali, politica e antipolitica, tentativi di rivoluzione culturale, ricerca dell’affermazione e contemporaneamente rimanere distanti dall’immagine di rockstar perduto e sbruffone. I Gronge, con base a Roma, in questo periodo dissero la loro!
Processi di anarchia e figure iconoclaste, la tecnopunkabaret nacque con loro. Ai Gronge associo le musiche trasversali e le memorabili performance di MGZ e Le Signore. Erano questi due gruppi a dire cose diverse durante la metà degli anni novanta. Erano loro che mischiavano cabaret, punk, techno, rap, industrial, un primo crossover italiano. Ma forse manco loro erano coscienti di produrre musica avant. Dopo circa quindici anni la Interbeat di Roma decide di rispolverare questi “vecchi” artisti anarchici e dare loro la possibilità di ricomporsi. Bedini ne ha cose da dire e ricompone i pezzi facendosi circondare da tantissimi collaboratori, tra gli altri gli ex Massimo Zu e Jacopo Battaglia che qui scrivono e suonano “Normal Killer”. Ancora una volta è situazionismo scenico, musiche elettriche ed elettroniche ad accompagnare testi quasi assurdi pieni di verità sparata in faccia all’ascoltatore, con “Coniglio nazionale”, e una straordinaria “Pigaciù” prontamente ironica e ossessiva capace di essere tremendamente vera in periodo storico dove se ne vedo di “belle”.
Autore: GDD