Tristemente arenatasi la sua carriera solista, ancora prima di averla intrapresa seriamente, Paul Smith ha deciso di riprendere il discorso con i Maximo Park da dove l’aveva lasciato, con Quicken the Heart, nel 2009.
Del resto, se ogni live si componeva di una mezzoretta di solismo e tre quarti d’ora di medley della band (con l’ effetto di un musicista principiante alla prima autogestione liceale), forse forse è stato meglio così.
E allora ecco che a ridosso dell’estate la band inglese esce fuori con un nuovo giocattolino per farci divertire, si chiama The Nation Health, ma i vecchi fan dell’estetica disimpegnata del balletto non devono assolutamente allarmarsi: nonostante il titolo cerchi di darsi un tono, si tratta assolutamente degli stessi, soliti, vecchi (datati) Maximo Park che si mettono il vestito serio per partecipare ad una cena di beneficenza, però poi a tavola raccontano sempre le stesse barzellette. E il vicino di posto cambia sedia con molta discrezione. Sì, è esattamente questo, l’atteggiamento che prenderà chi, come me, si è divertito con A Certain Trigger e ha sorriso almeno per altri due album: la sensazione che The Nation Health non sia un interlocutore poi così divertente, mentre continua a rigirarsi tra le mani gli stessi argomenti di sei, sette anni fa. Anche se ha aperto bocca solo da due minuti scarsi, ci sembra perfino che straparli e non vediamo l’ora che finisca il suo discorso.
Eppure sono sempre loro: i Maximo Park, che tornano con tracce già pronte per il prossimo diggeiset in cantina (Waves of Fear, Wolf Among Men, The National Health) e le ballate romantiche da riascoltare da soli la mattina dopo, in falsi atteggiamenti da gioventù bruciata (Unfamiliar Places, ma diciamo pure the Undercurrents).
E se la cosa positiva è che la firma del quintetto di Newcastle si riconosce, la cosa negativa è che questo essere a tutti i costi fedeli-alla-linea avviene assolutamente fuori tempo massimo.
Io, quando mi viene nostalgia dei Maximo Park, mi vado a riascoltare Apply some pressure o Girls who play guitar, se proprio voglio fare un azzardo metto su Books from boxes (ma che bella! che bella! Ma insomma, ve la ricordate?).
Di certo non ho bisogno dei Maximo Park che cercano di copiare i Maximo Park.
Mia zia negli anni Sessanta aveva una minigonna fichissima, adesso non è che se la continua a mettere.
Autore: Olga Campofreda