Che bella scoperta, i Vessel. Un trio semplice, minimalista, eppure capace di sonorità molto ricche. Sostanzialmente, sono una band di altri tempi. Sembra di ascoltare a tratti un Bob Dylan di “Blowin’in the wind”, a tratti un giovane Lou Reed, con qualche reminescenza di Serge Gainsbourg e del più moderno connazionale Alex Beaupain. Il tutto però non risulta affatto datato, perché i tre ragazzi riescono a mescolare a queste sonorità più pop-rock (con qualche ispirazione quasi noise che non fa mai male), riuscendo nell’abile impresa di non far sembrare il tutto un pastrocchio cacofonico.
I Vessel si definiscono un’orchestra, perché i componenti, Corrado Nuccini, Emanuele Riverberi dei Giardini di Mirò e Alessandra Gismondi dei Pitch, suonano svariati tipi di strumenti, sono una band senza ruoli fissi, che forse per questo motivo riesce ad avere un’ottima interazione tra gli strumenti e non solo.
Sì, perché quasi tutti i brani della band sono cantanti a due voci, in un ensemble a dir poco perfetto: sembra che le voci nota dopo nota si incontrino, poi si intreccino, ed infine si fondano (come nel triste “Frigid Moon”).
Notevoli sono anche “First We Take Manhattan” di Leonard Cohen, “Ninety’s lovers”, canzone-manifesto del gruppo, che qui fa proprio le sonorità più pop dello scorso decennio, e “Memento List”, la vera perla dell’album, una sorta lista da ricordare, di nomi di personaggi politici e dello spettacolo, di cose e di persone, di fatti, su cui più che altro dovremmo soffermarci una volta tanto a riflettere.
L’unica pecca è che risultano a tratti un po’ troppo ripetitivi, hanno bisogno di un po’ più di varietà ma per il resto, nulla da eccepire.
vessel – 90’s lover from corrado dalco' on Vimeo.
Autore: Veronica S. Valli