Edible Woman è l’ennesimo gruppo che suona post-core in Italia. Avanti non prendiamoli così sottogamba, perché questi quattro ragazzi (Nicola Romani alla batteria, Giacomo Governatori alla chitarra, Andrea Giommi al basso e Luca Giommi alla voce) sanno il fatto loro. Nevrotici e tellurici al punto giusto, il loro nome anche se ancora sconosciuto non sfigura al fianco di nomi blasonati come Shellac, One Dimensional Man o Neurosis. Il loro post-core è intriso di una tensione che quando esplode fa infiammare il lettore, spesso vanno in profondità martellando senza freni. Sono una vera potenza. A volte precisi e quadrati come nelle trame post-rock di “Toss”, altre scoordinati e schizofrenici come nei deliri jazz-core di”The different top”, non disdegnano il blues, ovviamente violentandolo e maltrattandolo giungendo dove non ha osato neanche il buon Jon Spencer, basta pestare attenzione alle evoluzioni (o devoluzioni, fate un po’ voi) di “Into trouble” dove l’iniziale blues scarno ed inquietante si trasforma in una miscela acida e focosa sfiorando le profonde depressioni degli ultimi Neirosis. “Spare Me/calf” è un Cd che di certo non lascia indifferenti, dipende dall’animo con cui ci si approccia, lo si apprezza o lo si rifiuta, senza mezze misure.
Autore: Vittorio Lannutti