Il capitale umano (Italia 2014)
REGIA: Paolo Virzì – SCENEGGIATURA: Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo – ATTORI: Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Fabrizio Bentivoglio, Matilde Gioli, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Bebo Storti.
Fino ad oggi Paolo Virzì aveva raccontato la quotidianità della provincia italiana utilizzando leggerezza, intimismo e ironia. Il suo ultimo film, invece, ci mette di fronte ad un cambiamento radicale perché Virzì abbandona i toni della commedia per misurarsi con altre chiavi interpretative della realtà. Il Capitale umano è infatti un racconto noir che disegna un ritratto crudele dell’Italia di questi anni.
I primi passi della storia partono da un evento drammatico che arriva a sconvolgere la pacifica routine di una provincia cupa e malinconica: una persona, in piena notte, viene travolta da un SUV e lasciata moribonda sul ciglio della strada. Cosa effettivamente è successo quella notte? Chi guidava realmente? Ad essere coinvolte sono due famiglie, accomunate dalla relazione tra i due figli, quella dello squalo della finanza Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni) e quella di Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio) immobiliarista con la fissa dell’ascesa sociale.
Intorno a loro si tesse la tela degli eventi che verranno ricomposti un pezzo dopo l’altro come in un puzzle. Il punto di osservazione è quello dei tre personaggi centrali: Dino Ossola, un parvenu che, nel rapporto con Giovanni Bernaschi, intravede, finalmente, la possibilità di realizzare le sue velleità di ascesa sociale; Carla (Valeria Bruni Tedeschi), moglie infelice di Giovanni Bernaschi, annoiata dalla vita e stretta tra un marito insensibile quanto immorale e un figlio depresso e alcolizzato (Guglielmo Pinelli); Serena (Matilde Gioli), figlia di Dino Ossola, oppressa dalle ambizioni paterne, ma pronta a tutto per difendere Luca (Giovanni Anzaldo). Alla fine tutti i nodi verranno sciolti in un finale carico di amarezza e, apparentemente, senza speranza, magnificamente racchiuso in una frase rivolta da Carla Bernaschi al marito: <<Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto>>.
Il Capitale umano riesce in un’ impresa non facile, quella di dare corpo, con equilibrio, rigore ed eleganza, ad un’Italia dal cuore profondamente nero, come, negli anni ’60, riuscì a fare il miglior cinema italiano. Un lavoro maturo impreziosito da un cast di grande levatura (su tutti spicca Gifuni che non sbaglia un accento o uno sguardo) e, cosa rara, da una attenzione estrema verso ogni particolare. Un film con un respiro che va, finalmente, ben oltre i confini del nostro paese.
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autore: Alfredo Amodeo