Fratelli d’Italia, Fratelli di Soledad. Babylon accoglie le faticate note il navigato combo estasiata dai ritmi, come si conviene a un gigante cattivo. Gran parte del sapore fluido di riflettori e di gente che suda su un palco perché è il suo mestiere serio e bambino, sta in questo disco. A questo si aggiunge il frastuono positivo che (de)genera intorno intorno. Si sente l’energia elettrica che corre con la musica su per i cavi e arriva alle orecchie mischiata all’impareggiabile gusto della birra da 2 euro, 2 euro e 50. I suoni bollono come ragù sul fuoco, vicini, vicinissimi. Un momento signori…si potrebbe cambiare il volto di questo commento a una “semplice” registrazione live dandole nobiltà di recensione da concerto vero! I vortici ska, i “polleggi” rocksteady, le incursioni rockeroll e le trombe imperiose di Giotto Napolitano diventano vestigia reali della nostra serata… e ci ritroviamo lì in provincia di Torino, dov’è scattata la presa diretta. Che bella idea.
Si stappano champagne d’adrenalina: a pelle, individuo due o tre must degli artisti di cui trattasi, eseguiti alla perfezione per il gentile pubblico: “Io non ballo sono un duro”, “Giostra”, “Gridalo forte” e soprattutto “Sulla Strada” versione acustica, brividi che scorrono discreti. I pezzi dal 13 al 16 purtroppo non li ho sentiti perché mi sono allontanato, richiamato da un drappello di fattoni conosciuti al concerto che mi invitava al loro rendez vous verde menta.
Una bella seratina, non lo nego, avevo anche l’accredito di Freak Out. I Fratelli mi hanno fatto divertire, sono tra i pochi gruppi del folto e ridondante panorama ska peninsulare che riesco ancora ad ascoltare volentieri. E poi, volete mettere, dove li trovate dei ragazzi che vi eseguono Song 2 (dei Blur) appioppandogli un testo contaminato da pura enfasi Skiantos (questa è cattiveria/barzellette, massacri/quello che vuoi). Eccezzziunale.
Autore: Sandro Chetta