Settanta anni di storia della musica in una mistione di generi che spaziano dal blues primigenio all’elettronica: così si potrebbe riassumere “Midnight “(R)evolution”, quinto (e mezzo, considerando l’EP “Rita Lin Songs”, che ne ha anticipato l’uscita dell’album di qualche mese) lavoro discografico di una delle realtà musicali più importanti dello stivale: gli …A Toys Orchestra.
“Midnight (R)evolution” si presenta come una naturale prosecuzione del percorso intrapreso dagli ormai 4 ragazzi cilentani con “Midnight Talks”.
Già allora la mancanza di uno dei componenti storici della band, Fausto Ferrara, si era fatta sentire per il quasi totale abbandono delle programmazioni che avevano contraddistinto il sound degli …A Toys Orchestra del secondo e terzo album, “Cuckoo Boohoo” e “Technicolor Dreams”, mancanza che era stata colmata in “Midnight Talks” con un lavoro che all’elettronica sostituiva gli arrangiamenti orchestrali schizoidi di Enrico Gabrielli.
Con “Midnight “(R)evolution” il sound della band si riduce ulteriormente all’osso mantenendo al contempo tutte le soluzioni utilizzate in passato dalla band di Agropoli (cittadina del salernitano), dando vita ad un album diretto e viscerale ma al contempo studiato e ponderato.
La title track, che apre le danze su un ritmo new wave per l’appunto molto danzereccio, ricorda per qualche motivo la strada intrapresa dai Muse con “The Resistance” che, da suggestioni più legate a certa musica alternative, si spostavano su territori volendo più pop e da classifica.
Il “main theme” di “Midnight (R)evolution” potrebbe tranquillamente balzare ai primi posti delle charts con il suo piglio da coro da stadio che fece il successo di brani come “Seven Nation Army” dei White Stripes.
Le psicosi surf di “Pinocchio” altalenano fra Dick Dale e il punk dei Dead Kennedys fino all’apertura pop del ritornello tipica dello stile degli …A Toys Orchestra (“Cornice Dance”, “Mystical Mistake” ).
Proseguendo troviamo “Noir Dance”, già presente in “Rita Lin Songs”, che ci riporta un po’ indietro nel tempo allo stile “classico” della band – per intenderci tutto l’indie folk americano di inizio anni novanta – mentre con “Lotus” assistiamo ad uno dei momenti più alti dell’intera discografia degli …A Toys: gli archi rarefatti aprono a un pianoforte accompagnato da una batteria minimale per una ballad malinconica che non sfigurerebbe fra i migliori brani di Paul McCartney dell’ultimo periodo (tipo quelli di “Chaos And Creation In The Backyard”, album prodotto con Nigel Godrich, per intenderci). Con “Aphelion” fa capolino un’altra band che, insieme ai Beatles, è di sicuro da sempre rappresentativa, sin dagli esordi, di quello che è il sound della band: i Radiohead.
“Aphelion” sembra uscita direttamente da “In Rainbows”, con la sua voce filtrata, il suo arpeggio che ricorda “Faust Arp” e l’inciso di elettronica tipico della band dell’Oxfordshire.
Malinconia new-wave anni ’90 per un altro dei brani più intensi dell’album, “Welcome To Babylon”, che se non fossimo dei rockettari duri e puri ci sarebbe da piangere dall’emozione. In diretta dal Delta del Mississippi degli anni ’30 “Mutineer Blues”, che quando arrivano i ritmi trip-hop di “You Can’t Stop Me Now” (altro capolavoro) ti sembra che “Midnight (R)evolution” più che l’album di una band singola sia una compilation.
La rumorosa (ma nemmeno troppo) “Nightmare City” lascia spazio alla tipica malinconia a cui Enzo Moretto al pianoforte ci ha abituati con “Goodnight Again”. Malinconia che viene spazzata via dal calmo vento di fine settembre di “Late September”.
Un album che, come al solito per gli …A Toys Orchestra, vanta picchi altissimi a livello di songwriting ma che, forse proprio per il fatto che si pone come album più istintivo, soffre della mancanza della sperimentazione alla quale eravamo stati abituati di album in album con brani come “Panic Attack #1”, “Techinicolor Dream” o “Plastic Romance”.
Mancanza si, mancanza no, ad ogni modo questo album si pone come dei più belli usciti in Italia negli ultimi anni, ed i motivi sono tanti: dall’assoluta orecchiabilità di tutti i brani al coinvolgimento emotivo che riescono a suscitare fino alla varietà stilistica che poche band riescono a vantare, sottolineando ulteriormente le doti da grande compositore.
Al CD è allegato un DVD/documentario, “Midnight Stories”, fra chicche d’archivio che ripercorrono la vita della band, che vale la pena acquistare solo per accaparrarsi un vecchissimo filmato di Enzo Moretto da ragazzino con capelli lunghi accompagnato in un’esecuzione acustica a due voci da Ilaria D’Angelis con i capelli corti.
Autore: Giuseppe Galato
www.atoysorchestra.it