Corteggiata dai War on Drugs e The National, considerata l’erede diretta di Fiona Apple e invidiata da morire nella nuova scena cantautorale americana, la bella e sensuale Sharon Van Etten torna ad “abbindolare” i sensi con un bellissimo album, I don’t want to let you down, un luogo ideale per le sue illusioni d’amore, tana prediletta dove confidare tutti gli errori, le incomprensioni e raccogliere i cocci rotti di rapporti finiti non bene. Cinque brani in scaletta di cui uno live che diventano melodie malinconiche, intime, mettendo in risalto la morbidezza di una voce leggermente arrochita che trasmette quella delicata lussuria immaginaria da coccolone.
L’artista del New Jersey – ma trasferitasi da tempo a Brooklyn – scrive canzoni e pensieri come a disegnare tratteggi di nuvole, imbastisce ballate e atmosfere delicate, che rimangono in testa come un ricordo indelebile, per questo è amatissima dai nuovi poeti urbani che cercano in lei il passaggio istintivo della grazia quotidiana in cui la Van Etten si tuffa e ci si avvolge come dentro un plaid a quadrettoni.
Per molti la nuova Francoise Hardy a stelle e strisce, la folksinger apre la sua anima solitaria con la schitarrata soffice della titletrack, accarezza il cuore Just like blood, si illumina con una fioca candela I always fall part e Pay my debts prima di volare via su strade field, irraggiungibili, catturate da sogni e vibrazioni immateriali Tell me (live).
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autore: Max Sannella