Non avevano fatto una buona impressione con il loro debutto del 2013 No passion all tecnique, cioè era stato un disco troppo siderurgico, troppo frastornante e debole nei contenuti, ma i Protomartyr, formazione del Michigan non si sono dati per vinti e sfornano questo secondo capitolo sonoro, Under color of official right, e a onor del vero quasi quasi non si riconoscono, ripuliti da cima a fondo tanto che il punk rock su cui giostrano la loro espressività ne acquista in forma e sostanza, pronto a saltare sui banchi d’ascolto ovunque.
Una tracklist grassa di quattordici brani e un suono molto definito, a metà strada tra Buzzcocks e Tyvek, una lirica stonata ad hoc con tante visioni e incubi all’interno, illusioni, violenze, la blank generation, disoccupazione o lavoro non pagato, tutte mine vaganti che i Protomartyr appuntano nelle loro incursioni elettriche e le sganciano poi come bombe al fosforo ovunque ci sia un orecchio pronto ad accoglierne le schegge incontrollabili.
Disco umorale, dalla tempesta scoordinata di Scum allo shuffle casinistico di Tarpeian rock, dalla solitudine ritmata di Want remover, Come & see, alla rabbia di Pagans fino alla schitarrata convulsa di Bad advice; sia chiaro che non c’è la ricerca di nuove sfide sul piano musicale, ma emotivamente i Protomartyr sono cresciuti a dismisura, e questo lavoro li consegna ad una lettura più che apprezzabile e a garantirgli un nuovo stuolo di accaniti fan.
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autore: Max Sannella