C’è una mia amica dolcissima, veste anni Cinquanta, è gentile, femminile, composta, innocente. Questa mia amica la conosco da un po’ di tempo, mi offre sempre il thè coi biscotti, ha un micio in casa che viene a farci le fusa ogni tanto, si chiama Jules Verne. Mi fa un sacco piacere andare a casa dalla mia amica e anche se non ci vediamo o sentiamo per secoli, i suoi biscotti stanno sempre ad aspettarmi. Il loro sapore è esattamente come lo ricordo ogni volta. Insomma succede che quando ripenso alle volte che ci siamo viste, le confondo. Non ricordo esattamente i dettagli, perché ogni chiacchierata si ripete nel suo modo rituale, piacevole sì, ma talmente reiterato che una volta l’ho sognato ed era un incubo.
Ogni volta che esce un disco nuovo dei Camera Obscura provo la stessa sensazione dolce di familiarità che mi visita ogni volta che vado a trovare la mia amica di campagna. Tuttavia da un po’ di tempo i lavori della band si stanno trasformando in una trappola senza via d’uscita: prova a vivere in un primo appuntamento, giorno dopo giorno. Prova a vivere d’amore costantemente, come fosse l’unico argomento di cui poter parlare in assoluto. Di quel primo appuntamento ti resterà solo la nausea nello stomaco e una grande frustrazione.
Probabilmente per la meravigliosa Tracyanne Campbell è così: a una signorina da bene non si addice altro discorso che quello su amore ed elettrodomestici. La sua voce non conosce compromessi. Ascoltare i Camera Obscura, allora, per gli irriducibili romantici, è una sicurezza. Anche questa volta ci si prenderà per mano, anche questa volta ci si ciberà di malinconia e delusioni agrodolci. Nessuna emozione forte, se non quella concessaci su un brano come Do it Again, che a tratti potrebbe sembrare una cover dei Beach Boys. A parte questo, ancora una volta i Camera Obscura sono riusciti a farci credere di aver fatto un nuovo album cambiando titolo e copertina, ma di fatto proponendo il buon vecchio Underachievers, please try harder, del 2003. Bravi, complimenti. Ma ora ho tanta voglia di odiare.
http://www.camera-obscura.net/
autore: Olga Campofredda