Più pesanti che mai The Marigold si fanno produrre questo nuovo, ottimo lavoro, da Toshi Kasai (Melvins). È più che evidente l’intenzione del trio abruzzese di esprimersi con il grunge primordiale e triviale, per intenderci quello grezzo della fine della fine degli anni ‘80/primissimi anni ‘90, per cui in questi brani vengono evocati in modo neanche tanto impliciti tanto i Melvins, quanto i primi Nirvana e Mudhoney. Tuttavia non si tratta di un disco derivativo ma di un lavoro che utilizza quegli stilemi musicali, in cui sono ben presenti anche elementi di stoner e spruzzate di hardcore.
La tiratissima e tesissima “The pledge” esprime un proto-grunge acerbo e crudo con affondi metal grevi che ti entrano, ti prendono la testa e non ti mollano più. Ancora più tirata risulta “Lay down”, anche se la circolarità quasi hardcore stempera un po’ la tensione. Intriga e affascina “Exorcism charm” per la sua aura indie caratterizzata dal basso fortemente pulsante che fornisce la base ad un inquietante grunge che sfocia in un post-rock di matrice Ulan Bator (infatti Amaury Cambuzat si è occupato della masterizzazione del disco). Se “Sludge machine” è un grunge/metal potentissimo “Loser in lines” ha chitarre meno contratte mentre “My own apostate” chiude il disco con sonorità più aperte e malinconiche.
Un ottimo lavoro per sperare per un 2021 meno incerto.
https://www.facebook.com/Themarigoldband
http://www.themarigold.com
autore: Vittorio Lannutti