Secondo capitolo in meno di un anno per i Virtual Time, sempre dediti ad un hard rock completo e contaminato. Il loro sound, infatti, non è integralista e anche se deve molto ai Led Zeppelin si lascia andare anche a momenti di funky bianco trascinante (“Fly away”). Gli anni ’70 fanno parte del DNA del quartetto per cui se “I see the moonlight” è intrisa di hard blues, con i primi tre brani, “Grain of existence”, “High class woman” e “The adventure of funky boy”, i richiami alla band di Page e Plant sono fortissimi. Poi “Animal regression” è intrisa di acuti e feedback sula scia dei Deep Purple mentre con “Rush of air” il quartetto si impegna in un hard intenso e possente.
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autore: Vittorio Lannutti