L’appuntamento era di quelli ghiotti: ben 6 date tutte a Milano per la tappa italiana del tour più strutturato dei Muse, che segue l’album più complesso e ambizioso finora mai pubblicato dalla band.
L’allestimento è di quelli che confermano le aspettative: lungo il forum di Assago, in senso orizzontale, si estende un palcoscenico costituito da pedana rotante più due appendici, che serviranno a Matthew Bellamy e soci per andarsi a ritirare le acclamazioni del pubblico di curva. Sotto il palco sopraelevato, nella parte non visibile, una miriade di tecnologie infernali per garantire la perfetta corrispondenza fra suoni, luci, immagini, effetti.
Ed è proprio con un grande effetto di scena che il tour inizia: mentre si sente l’eco registrata di Drones, si muovono lungo il tetto palle rotanti trasparenti, che nel corso della serata si animeranno di luci a simulare pianeti in costellazione, e intanto arrivano i tre cavalieri dell’alternative rock planetario scortati da un mini-esercito di soldati futuristi.
Tutto fa parte del racconto scenico di Drones, il concept-album omonimo pubblicato l’anno scorso, che i Muse trasformano nel corso del tour in vero spettacolo, sullo stile di quello che furono i concerti dei Pink Floyd, ai quali inevitabilmente viene di accostare quanto si vede in questo show.
E anche qui c’è un tema portante: l’umanità via via prosciugata, che diventa macchina per uccidere, drone appunto, in un futuro parallelo comandato da un robot-donna che fa le parti del Sistema. I Muse riprendono in Drones temi inseguiti in The Resistance del 2009, dove si cantava la lotta fra ribellione e sorveglianza, fra controllo e libertà. L’inizio del lavaggio del cervello si racconta in Psycho, prima grande hit che viene sparata subito con grande effetto.
Segue Reapers, sempre suonata a velocità e volume fotonico, e poi il primo tuffo all’indietro: è Plug-in Baby, del secondo album Origin of Symmetry. Si prosegue con Dead Inside, che continua il racconto di Drones, e poi due chicche piuttosto particolari: Citizen Erased e The 2nd Law: isolated system, la prima tratta ancora da Origin of Symmetry (ma poco nota) mentre la seconda è uno degli esperimenti più interessanti del penultimo album The 2nd Law.
Tuttavia, nonostante il pubblico sia già in delirio, per un concerto con suoni sparati a volumi altissimi (che l’acustica pessima del Forum di Assago fa rimbombare al punto da nascondere la limpidezza della voce) questa sequenza di pezzi vecchi è pensata all’interno della narrazione in corso: The Handler riprende le fila del discorso, e mentre la band suona arriva l’effetto forse più spettacolare: un mega-proiettore alveare in alto proietta le immagini del robot-donna mentre sottili veli filmici proiettano in verticale lungo tutta l’altezza del palazzetto due mani robotiche, che tengono fili collegati agli ologrammi di Matthew Bellamy e Chris Wolstenholme, mentre Dominic Howard alla batteria, costantemente al centro del palco, domina i tempi e il ritmo del pezzo, con la sua consueta maestria (più nascosto, sempre al centro, quasi a un livello più sotto, compare il membro aggiunto alla tastiera, Morgan Nicholls).
Poi è il momento dei grandi successi, quelli che hanno reso i Muse la band planetaria che sono adesso, da spettacoli degni dell’Acthung Baby Tour: Supermassive Black Hole e Starlight, seguita dalla più recente ma altrettanto famosa Madness, e poi da Hysteria.
Altri due pezzi storici, ma anche questi integrati nel racconto inquietante dell’ultimo album e del tour: la manipolazione della macchina verso l’uomo è raggiunta, il tempo è scaduto e quindi scatta Time is Running Out, seguita da una speranza di rivolta, Upraising. In questo modo i pezzi storici si incastrano perfettamente col racconto, che procede con Defector e The Globalist, il pezzo da 10 minuti del nuovo disco che in sostanza chiude il concerto simbolicamente. Matthew è inizialmente al piano, mentre nei proiettori centrali si costruisce man mano l’immagine della donna-robot, che diventa imperatrice svettante sulla città del futuro, poi la scena proiettata si allarga all’universo, mentre un drone volante (pallone aereostatico) svolazza per il Forum, eccitando la platea, soprattutto più giovane, che non ha forse mai avuto occasione di conoscere il maiale di floydiana memoria.
Tecnicamente, Take a Bow, Mercy e infine Knights of Cydonia sono dunque il bis del concerto, anche se non c’è una vera pausa in mezzo: il risultato è che dopo due ore di concerto, senza concedere ulteriori momenti, la band ha già concluso i suoi 17 pezzi. Un po’ pochini, a dire il vero, soprattutto perché il concerto è giustamente incentrato su Drones (8 pezzi su 17) mentre completamente dimenticato risulterà l’album d’esordio, Showbiz, nonostante alcuni pezzi indimenticabili come Sunburn e Muscle Museum.
Eppure il pubblico non può che uscirne soddisfattissimo: l’allestimento pensato per questo tour è veramente dei più spettacolari mai visti (compete anche con quelli floydiani, se non fosse che quelli venivano realizzati 40 anni fa), e la potenza sonora dei Muse, già conosciuta da tempo, è qui amplificata più che mai, fino a creare effetti di distorsione addirittura disturbanti ma certamente voluti.
Sì perché nel Muse-pensiero tutto, suono, voce, chitarra, musica, luci deve esplodere, e tutto deve però anche generare una ambigua sensazione di paranoia, e contemporaneamente scatenare la rabbia e la ribellione verso la paranoia stessa.
Sono in sostanza questi i temi portanti della band sin dagli esordi, ma è solo con l’ultimo disco che sono riusciti a trovare completo compimento in una costruzione simmetrica, anche se questi temi erano già comparsi in The Resistance e The 2nd Law, che non a caso sono gli album più recenti prima di Drones.
Staremo a vedere se la band continuerà a percorrere questi sentieri tematici, il che sarebbe davvero interessante perché i Muse si configurerebbero come i veri eredi, e unici, dei Pink Floyd nel fare musica di planetario successo (alle sei date sold out di Milano si aggiungono le tre di Londra e le quattro di Parigi) a volte anche un po’ commerciale, tale da mettere d’accordo quarantenni con tredicenni, e contemporaneamente di riflessione pensata su temi angoscianti e inquietanti, di forte sapore sociologico, anche se proiettati nel futuro. Un futuro che però i Muse sembrano voler immaginare come presente già adesso.
http://muse.mu/
https://www.facebook.com/muse
autore: Francesco Postiglione
SCALETTA
Intro: Drones
Psycho
Reapers
Plug-in Baby
Dead Inside
Citizen Erased
the 2nd law: isolated system
The Handler
Supermassive Black Hole
Starlight
Madness
Hysteria
Time is Running out
Upraising
Defector
The Globalist
Take a Bow
Mercy
Knights of Cydonia