E’ sempre un piacere poter recensire musica di qualità di marchio italiano, specie se trattasi di quella merce così rara e preziosa nel nostro paese che è il rock elettronico. Ebbene, il varesino Mr. Henry, all’anagrafe Enrico Mangione, del rock elettronico e sperimentale ne è proprio un degno rappresentante. In questa sua seconda prova da solista, dopo Lazily Go Through del 2003, Mr. Enrico dà ulteriore mostra del suo talento, tutto costruitosi intorno ai miti americani e anglosassoni ben poco noti da noi come Tom Waits e Nick Cave, in primo luogo, ma anche Lou Reed, Brian Eno e Radiohead. L’album, significativamente composto da 11 pezzi tutti con lo stesso nome, No-sense, riprende queste citazioni, che sono una costante lungo tutto l’arco dell’esecuzione dei brani, ma le arricchisce con sperimentazioni sonore tutte attuali, spesso intriganti.
Tutto ciò meglio riesce nei primi pezzi, dove il ritmo è ben sorretto e dinamico, e dove il sintetizzatore si sposa con la melodia del brano, permettendo alla voce, volutamente gracchiante e dissonante, appunto stile Waits, di giocare con la distorsione elettronica. Invece, nei pezzi finali, dalla track 8 alla track 11, sembra quasi che il baricentro sia stato smarrito, come se l’ansia di sperimentare a tutti i costi avesse preso il sopravvento, facendo smarrire il ritmo e la presenza utile della batteria. In questi pezzi, la voce (o meglio la scelta vocale) di Mr. Henry fa sentire tutti i suoi limiti: Enrico non è Tom Waits e sembra quasi che la ricerca del tono “ubriaco” sia fine a se stessa, quasi un’autocitazione continua e insistente, che finisce per diventare fastidiosa.
Nulla toglie al talento complessivo di musicista che viene dimostrato nel complesso, ma resta l’impressione che invece di un album quello che ascolti è un progetto, un esperimento promettente e produttivo ma che ancora aspetta il suo compimento definitivo. Ma non è mai troppo tardi.
Autore: Francesco Postiglione