Dal Detroit garage rumoroso e grezzo alla psichedelia più spiccatamente sixties, passando per il Delta blues seminale al rock classico. Gli Hoboken Division (Nancy, Francia) sono un duo eclettico ma al tempo stesso riconoscibile: un progetto che si muove con disinvoltura nella dimensione dell’underground più autentico e sincero. Una miscela esplosiva tra nuovo e old school, un cuore classico installato in un corpo che guarda al futuro. Formatisi nel 2011 in Lorena, da allora Marie Rieffly e Mathieu Cazaneuve sono entrati nel circuito dei migliori festival l’Oltralpe. In questi giorni stanno promuovendo il loro album, Arts & Crafts (La Face Cachée), con un tour in Italia da Nord a Sud che li porta a scovare locali piccoli ma pubblici appassionati. Martedì hanno suonato a Tarquinia in un posto grazioso in riva al mare, il Boa Sorte, dove prima si mangiano piatti deliziosi e poi si ascolta buona musica sorseggiando birra. Andiamo a dare un’occhiata? Ovviamente sì!
Gli Hoboken Division “arrivano” subito: il sound è diretto, coinvolgente, un suono che sembra aver accompagnato l’alba del genere umano e che tutti riconoscono. Voce, chitarra e batteria. Tutto così semplice, ma il risultato è stupefacente. Un viaggio di un’ora tra garage, blues e rock’n’roll. I pezzi del disco vengono proposti quasi tutti, con l’aggiunta di qualche traccia fuori album come la cover in odore Delta blues Devil Got My Woman (Skip James), la rutilante Out of Business e la psichedelica Radar On.
Ma le radici eterogenee di questi francesi terribili si ritrovano nelle hit di Arts & Crafts. Si va dal blues à la Fat Possum (Shoot That Chicken) al minimalismo incazzato stile White Stripes (The Mighty Mistress); dal garage punk forsennato di Run! alla melodia abrasiva di Sugardaddy, fino alla sensualità di Everything’s Fine e The Blue Devils. La sezione ritmica fa la sua porca figura, sia in senso tradizionale, che con una drum machine il cui contributo restituisce un’atmosfera vagamente new wave. Late Night Riot è un inno rock che ipnotizza e incanta, mentre c’è un palese omaggio a quel fenomeno di Robert Lee Burnside nell’arcinota Shake ‘Em On Down.
Il nome Hoboken Division è anch’esso un tributo al jazz e al blues, generi che sono il Dna degli HD. Oltre ad aver dato i natali a Frank Sinatra, Hoboken è una cittadina portuale del New Jersey da cui durante la prima guerra mondiale i militari Usa si imbarcavano per raggiungere l’Europa con tutto il loro bagaglio di suoni e tradizioni. Ma oltre ad agganciarsi alla tradizione, il duo francese ha una riconoscibilità tutta sua. Matthieu è un virtuoso della chitarra (anche se fino a poco tempo fa lavorava in una centrale nucleare…), abbina l’armonica a bocca o la slide guitar in scioltezza e usa pedali con effetti diversi. Di Marie colpisce invece un cantato caldo ma a tratti irriverente, vagamente gypsy. Ricorda molto Alison Mosshart (Kills) e PJ Harvey, sa essere cattiva, ma anche estremamente seducente. «Se non cantassi, sarebbe come se stessi sprecando la mia vita», ha detto recentemente Marie in un’intervista. Impossibile darle torto. Il suo, e quello di Matthieu, è un contributo fondamentale a un progetto straordinario in tutta la sua sincerità.
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autore: Vincenzo Sori
Hoboken Division : interview du groupe de delta… di MyLorraine