Tornano in pista i toscani Telestar accolti già tre anni fa con interesse da un folto parterre di ascolti nazionali, tornano e lo fanno con Così vicini, così lontani, il disco che si tinge di colori folk-cantautorali lungo una strada di certezze e poetiche “miscelate” che fanno “promessa a lungo termine” per questa formazione indipendente.
Certo, toni e sfumature che aprono nuove frontiere, e dentro queste dieci tracce ci si può immergere per trarne fuori tutta l’essenza possibile; oramai – per molte realtà sonore – è tramontata l’idea o meglio l’utopia di virare verso altre piattaforme creative tendenti a chissà quale avanguardia, quale proiezione in avanti, e dischi come questi non significano un laconico tornare indietro, ma riscoprire e (ri)abitare certe soluzioni estetiche e di stile perché ancora non è stato detto tutto, e i Telestar aggiungono parole e atmosfere per allungare questo discorso.
Qualcosa di mexato, trucioli di Kings of Leon, un lontanissimo De Andrè compaiono tra le trasfigurazioni della tracklist, come pure una andatura malinconica a sintetizzare l’insieme di un disco da ascoltare prima di tutto nelle profonde idee, poi negli aspetti coreografici in modo di farsi una “planimetria totale di volo” a largo raggio, una visuale senza confini. La baldanza agra country Ancora noi, il grande respiro pop Via dal tempo, Sulla mia pelle, il caracollare fielding dentro la bella Il grano nei campi si prendono la briga di anticipare l’ascolto totale, di fare la première di un lavoro discografico che oltre che spiccare una media buona, si dimostra una macchina sonora che fa sognare a tempo pieno.
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autore: Max Sannella