“Girl I love you but your loving has gone forever”. Sono tornati i Massive Attack, “100th Window” era sinceramente troppo lontano e non potevamo aspettare di più. Con “Heligoland” ci spalancano ancora una volta la porta del mondo sottile, ed eccoli qua, Del Naja, 3d, Horace Andy, Hope Sandoval, Damon Albarn, Martina Topley Bird, Tunde Adebimpe, Guy Garvey ad istruirci sulle paure del terzo millennio. Suono cupo, ossessivo, sexy, straniante, sublime nella sua capacità di meravigliare e allo stesso tempo angosciare l’animo. “Psyche” sottolinea il bel contrasto tra i freddi e ripetitivi campionatori e l’infantile voce di Martina, “Love is like a sin” ci sussurra all’orecchio Hope Sandoval in “Paradise Circus”: è proprio vero, ed incede il basso, in punta di piedi, e come sfondo sonoro un carrillon elettronico. Loro hanno creato il trip-hop e loro lo distruggono, possono farlo. Con “Saturday Come Slow” si malinconizza Damon Albarn e si incastra alla perfezione, nel suo incedere, ancora più trasandato che con i Gorillaz. Bristol ci abbraccia, immaginate una grande boccata di fumo che entra nella nostra stanza e ci avvolge. E l’urgenza del 2010, le lotte sociali (i Massive Attack hanno sposato la causa di Cucchi), il male, il business, gli amori incompiuti. Dannatamente maledetti, oscuri e sexy. Altro che Tokio Hotel.
MASSIVE ATTACK Paradise Circus – Heligoland 2010 – The best bloopers are a click away
Autore: Luigi Ferraro