“Less is more” verrebbe da dire: Sune Rose Wagner e Sharin Foo aka The Raveonettes, duo danese che ha venduto l’anima al diavolo del rock & roll, certifica la crisi economica che attanaglia il mercato musicale e la conseguente carenza di posti di lavoro… Scherzi a parte, la “ristrettezza”, nel loro caso, aguzza l’ingegno. Concepire dodici pezzi senza tirare troppo la corda (un eufemismo, visto come trattano quelle della chitarra e del basso…) è già un buon punto di partenza. L’elementarità distorta dei Jesus & Mary Chain (se un dei loro dischi migliori si intitolava “Psychocandy.”, qui c’è un brano, “You Want The Candy”, che potrebbe essere benissimo una hit da dancefloor indie-rock) è il primo rimando che viene in mente ascoltando “Lust Lust Lust”. Sulla stessa scia, ma con un minor tasso di immediatezza, si stanziano pezzi come “Blitzed” o “Blush”, dove i volumi a manetta della sei corde procurano una piacevole sensazione di stordimento sonoro. Il beat, in ogni caso rimane metronomico (memore della lezione di Moe Tucker e dei suoi Velvet Underground, tra l’altro, loro ospite nell’ album precedente dei nostri, “Pretty in Black” del 2005), una specie di sfondo ritmico su cui si stanziano le melodie pop, piene di coretti della band. Altrove la coppia non nasconde i propri riferimenti a certo rock ante-litteram dei primordi (Buddy Holly è una delle loro conclamate influenze), mischiandolo, a seconda dei casi, con sottofondi fatti di ritmiche e suoni digitali. Un cocktail, questo “Lust Lust Lust” dagli ”ingredienti” conosciuti e assimilati, perciò sicuramente digeribile eppure capace di tenere l’attenzione desta.
Autore: LucaMauro Assante