Scenari emotivi che s’affacciano su tematiche sociali, con la ferma missione di riequilibrare l’empatia come primario obiettivo esistenziale, è il credo ideologico del quintetto pratese dei Blind, racchiuso negli undici pezzi di “Youmanity”: esordio striato di prog, wave, rock con ulteriori variabili, in cui le liriche in inglese sono portavoce di un’umanità disorientata, indottrinata e temibilmente individualista. Cominciano con la suggestiva “L2501 (reborn)”, la quale pennella scie di un’imminente nuova alba, con un impatto che viaggia in feconda musicalità e conseguente accelerazione in chiusura.
“Thank you” è, in buona parte, una ballatona rintracciabile in certi contesti AOR ma condita con debite stilizzazioni, che i Blind mettono a segno con navigata scioltezza. Per l’amo commerciale, scelgono sia l’affabile coriaceità di “What remains”, che picchia con adeguati riffs e corde potenti di basso, e sia il mare tranquillo di “The promise”, che naviga per cinque minuti nel bacino di emozioni palpabili , cosi come “Homecoming”, capace di aggiungere un tocco di finezza malinconica e svincolarsi, cosi, da inflazionate proposte melense.
Improvvisamente, si mischia il mazzo e si cala il disarmante funky-disco di “Freak Master” che ti lascia di stucco, senza averlo previsto ma (sia chiaro!), simili sterzate sono sempre accolte a braccia aperte. Ma è col terzo singolo “Time to change” che arriva il “tempo per cambiare”: un gran pezzo che incarna venature di Cure, incastonate in dinamiche vibranti di rock-wave che fan sudare senza tregua.
Invece, per i primo 90 secondi di “Life 2.0” ho temuto il peggio per la forte somiglianza con la precedente ma, per fortuna, gli arpeggi acustici cambiano presto l’identità strutturale alla traccia , miscelando tutto in salsa prog., mentre “To Mia” è la tipica slow-song che fa ondeggiare accendini nel buio e scoccare frecce nei cuori sognanti, come un classico dei Spandau Bullet (tipo: “Through the barricades”). Intimamente pulita e diretta, “Vertigo” è spalmata su manto corale ed apprezzabili varianti, con annesso un sontuoso guitar-solo in coda.
Ebbene, nonostante “Youmanity” possa alimentare sospetti di concept-album , in realtà è un’opera concettualmente multi-tasking, che rivela una circolarità ideologica letta con lenti multiformi, che induce a cambiamente concreti, con una convinzione (Blind)ata in un…Prato di speranza.
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autore: Max Casali