Claudio Domestico ha sempre creduto negli Gnut, e c’ha sempre messo l’anima. Questo disco è una sorta di rifondazione, perché da DiVento, disco del 2008 che seguiva il misconosciuto omonimo esordio del 2003 per la Seahorse, il progetto sembrava essersi arenato.
Invece Il Rumore della Luce rimette in moto il gruppo, con una nuova formazione in cui troviamo Claudio Domestico (voce, chitarre, testi), Piero Battiniello (basso, cori), Carlo Graziano (batteria), Guido Andreani (sound engineer) e Piers Faccini alla produzione, e che delinea tuttavia uno stile cantautorale snello, tutto costruito intorno alla voce ed alla chitarra di Domestico, e qui la novità decisiva. Pochissimi ormai gli elementi jazz, piuttosto tanto folk britannico negli arpeggi (il singolo acustico ‘Controvento’, ‘Voci’, ‘Nollosò’) vellutato soul à la Jeff Buckley (‘Il Dubbio’, ‘Il Papavero non è Cresciuto’, ‘Cosa Pensare Adesso’, ‘Troppo Tempo’) e Marco Parente, persino sapori mediterranei – per la verità soprattutto nella calda e vibrante voce di Claudio – e le consuete atmosfere crepuscolari, che sanno di comprensione profonda, di rivelazioni, quando alla sera ci pensi su con calma, e all’improvviso tutto torna.
Proprio il brano omonimo, ‘Il Rumore della Luce’, è una sorta di sigillo non solo del disco, ma della più profonda essenza degli Gnut, con violino elettrico disturbato, atmosfera soffusa, slow tempo, la bella voce di Domestico e una grande intensità, anche nei tenui arpeggi semiacustici che chiudono il pezzo.
Importante il contributo dei prestigiosi ospiti Mauro Pagani e Rodrigo D’Erasmo (Afterhours), ma soprattutto quello del cantautore francese Piers Faccini, che produce le 11 canzoni, incise proprio presso di lui in Francia, con grande misura, ed anche per questo motivo il risultato è così intimista ed avvolgente – ‘Credevo Male’, in cui Faccini non solo canta assieme a Domestico, ma suona vari strumenti – e se i ritmi compassati possono essere per alcuni un limite del lavoro, dobbiamo dire che tutto appare ben dosato, laddove ad ogni modo ‘Cosa Pensare Adesso’ è più sostenuta ed elettrica, e potrebbe essere in Primavera un buon secondo singolo.
Contenti, di aver visto in Autunno la formazione originaria degli Gnut ricostituita in un concerto al RockAlvi Festival di Calvizzano (Na), siamo ad ogni modo sodisfatti della nuova svolta musicale, che snellendo i contenuti può permettere agli Gnut maggiore immediatezza, e forse persino qualche brano manifesto in grado di imporsi efficacemente, cosa sempre mancata alla band in passato.
Autore: Fausto Turi