Paolo Cantù e Xabier Iriondo. Due nomi di primo piano, ovviamente due veterani del “circolo” di musicisti che osano in un area, quella di Milano, che invoglierebbe a tutt’altre questioni musicali – decisamente più facili. Pur nelle infinite combinazioni in cui li abbiamo visti suonare (Tasaday, A Short Apnea, e prima ancora Six Minute War Madness), mancava ancora una creatura “tutta” loro. Dopo 12 anni questo “evento” finalmente arriva: Uncode Duello, duello senza codici. E in ballo stavolta c’è anche la (quasi) neonata Ebria records – degna “cugina” (brianzola anch’essa) di Mirko e Wallace –, con I/O e oVo come primi due episodi del suo catalogo.
Oddio, soli soletti Paolo e Xabier non sono, ma sappiamo come vanno queste cose: in ballo c’è una miriade di suoni, e pur in un furioso testa a testa tra due chitarre (più clarinetto, organo e voci, tutto in loro mano) c’è sempre bisogno di qualcuno (Cristiano Calcagnile e Lucio Sagone) che picchi un po’ su piatti e tamburi.
Cosa dire su Uncode Duello che già non si è detto su Cantù e Iriondo? Che sicuramente rispecchia lo stato dell’arte nella concezione musicale che i due sperimentatori hanno. Fino a questo momento, ovviamente, perché, come anche l’evoluzione dei Tasaday insegna, non è affatto escluso che il tempo a venire possa vedere i due spingersi ancor oltre. E per ora Uncode Duello è un’esplorazione su territori dove non batte un raggio di sole che sia uno, coperti di nubi gravide di incubi e pessimismo, dove manca qualsiasi gancio con materiale riconducibile a terminologie che ne permettano una più agevole identificazione.
“Uncode Duello” è un disco che procede con lentezza, pieno di pause “tattiche”, di ripartenze (è in ‘Nursery Rhyme’, e soprattutto in ‘Turnontuneindropout’, forse l’episodio più “carico” di suoni e significativo, che il disco decolla realmente – e parliamo della traccia #4), di bruschi stop, talvolta di ritirate, proprio come una spedizione artica o sui tetti del mondo. Potrebbe sembrare pura improvvisazione, e la componente concreta è tutt’altro che assente, ma sappiamo benissimo che nella pratica dei due chitarristi la scrittura “preventiva” è un dettaglio tutt’altro che trascurabile, e passa attraverso un utilizzo totale degli strumenti (chitarre, innanzitutto) e della tecnologia (“vecchissima e nuovissima”, come riferisce Federico Ciappini – ex-bandmate dei due nei SWSM – sul website di Wallace) a disposizione. Ed è questa, forse l’essenza più pura del loro sound: scrivere l’indefinibile, l’ignoto. Ma senza mai ingabbiarlo in formule…
Autore: Roberto Villani