Venuti fuori dal nulla, i toscani Woodwall esordiscono con un lavoro di metal psichedelico con testi cantati in lingua inglese di sorprendente incisività, senza alcuna esitazione o inesperienza sia riguardo il suono, sintonizzato su tutte le sfumature al contempo ruvide, pulsanti ed originali del rock pesante ed oscuro, sia riguardo lo spirito esoterico, magico ed annichilente che il quartetto utilizza per creare affreschi grandiosi, trascinanti, estremamente mentali.
Il brano omonimo d’apertura, ‘Woodempire‘, durata 8’33”, si pone quale manifesto – approposito: che bella la copertina, estremamente contestualizzata del resto alla musica… – degli intenti dei Woodwall, ricreando la visione di uno sterminato, nebbioso ed avvilente paesaggio di un’altra dimensione, che si rivela essere piano piano e con sconforto, nell’ascolto, la nostra stessa anima.
Parti dilatate, fumose, buie e dalle dissonanze create con chitarre e tastiere estremamente omogenee tra loro si alternano a repentine ascese di luce e ombra, in un dipinto gotico impressionante soprattutto se ascoltato ad alto volume; in ‘Locrian‘, ‘Holocene Cambrian‘ e ‘King Stuste‘ riconosciamo lo spietato, serrato e colossale approccio metal Shrinebuilder, con la voce gutturale terrorizzante del cantante e ritmiche trascinanti dal suono doom.
Lo stoner metal viene lambito in continuazione ma generalmente il riferimmento principale dei Woodwall rimane l’esoterismo metal pesante ed oscuro di gruppi come Sleep, Maya Mountains, Ufomammut, Hidden Hand ed Electric Wizard, in ogni caso, ed oltre al brano omonimo d’apertura è ‘Walden‘, nel finale, lo spazio in cui il quartetto esprime al meglio la propria vocazione: un rito di purificazione attraverso una profonda introspezione che dura 11’05” e non lesina impennate metal o aperture melodiche alte, in un contesto generalmente doom progressive che sviluppa una vera e propria narrazione per immagini sonore, con paesaggi di ogni tipo che si susseguono e non lasciano indifferenti, commuovendo, anche. L’augurio ai Woodwall è di riuscire a trovare spazi in cui poter suonare dal vivo, senza scoraggiarsi, esprimendosi e diffondendo meglio che possono la propria musica, facendola crescere ancora, proponendola anche all’estero.
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autore: Fausto Turi