La voce come strumento principale e la ricerca autonoma di un sound che inglobi una coerenza di fondo sono gli originali intenti progettuali sui quali ruota il progetto solista di Vera di Lecce, autentica ricercatrice esperienziale e sperimentale che, in ogni nuova release, si presenta con ulteriori steps evolutivi. Sono ormai dieci anni che la Nostra concepisce i suoi lavori in modo che li rappresenti integralmente, poiché è sua natura intrecciare, fondere, braccare e ricavare suoni inattesi, forse, anche per lei lavorando su strumenti che non conosce bene ma che le permettono di agire in totale libertà senza l’ansia da prestazione virtuosa.
Il secondo album “Altar of Love” (successore di “29 seconds” in termini di album e di “Fragments” in formato e.p.) ruota intorno al tema del confronto con i propri demoni che l’accompagnano, innestando una lotta trasformativa che la conduca all’essenza del suo vivere tramite una danza finale rigeneratrice.
Anticipato dal singolo mantrico “Painfall” che simboleggia il dolore, Vera esorcizza la paura in “Shellbone”con un’elettronica urticante ed asfittica, mentre sfodera la sua ecletticità vocale nella minimale “The Truth”. Invece, il tribalismo ossessivo di “Jenome” alza il livello creativo con claustrofobica spazialità.
Tra effluvi di synth, e-drums, archetti e-bow, cinesinerie e chitarre sinuose, l’artista salentina (ma, ormai, di stanza a Roma) fà della variante il piatto forte ed è per questo che “Cantroll” è l’ennesimo episodio di brillante creatività, stavolta in assetto asettico e misterioso e, con l’anelito di stupire sempre, non fallisce neanche con i filtraggi vocali di “The Phoenix”, trasformando il tutto con loop orrorifici, nevroticamente disarmanti per contrastare la Morte.
Piazzata in chiusura, la titletrack è l’atto che si distacca volutamente dalle altre 7 sorelle con un rituale propiziatorio che stimoli la rigenerazione salvitica nell’insieme di arte varia.
Vera Di Lecce, dopo l’intesa ed acclamata esperienza con i Nidi D’Arac, avvertiva l’urgenza di mettersi alla prova con una fremente e pressante ricerca e non poteva, di certo, rimanere ingabbiata in compiti prestabiliti, raggiungendo oggi livelli di alta sperimentazione che non l’accomuna in nulla col panorama nostrano ma che guarda, semmai, a varcare la dogana internazionale con l’estro, l’umiltà e l’alacrità di un’artista globale che ambisce sempre e comunque a miscelare generi per approntare un’insolita quanto mai riconoscibile sintesi musicale. Con questi stimoli ferventi ci riuscirà con un’arte…Vera.
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autore: Max Casali