Quinto disco del catalogo della Phonmetak, l’etichetta-negozio di Xabier Iriondo Gemmi, che fa uscire i suoi dischi in collaborazione con la Wallace di Mirko Spino. Come gli altri dischi, questo quinto volume è l’espressione della sperimentazione pura. Se siete stanchi delle solite sonorità e vi è rimasta dentro ancora un po’ di curiosità, avete bisogno di ascoltare qualcosa di stano e di diverso, allora state certi che la geniale accoppiata Phonometak – Wallace è in grado di accontentarvi. In questo Lp i due gruppi sono i Talibam ed i Jealosy Party. Il primo è un duo formato dal batterista, ex Storm and stress, Kevin Shea e da Matthew Motel al sintetizzatore. Che ne esce fuori? Un unico brano da dodici minuti e cinquantatre secondi (“Set in a disparate wilderness of cosmetic conclusions”) di jazz-noise-funk, spezzettato e deragliato, con singulti ansiogeni che si placano con l’omaggio a John Lord per poi planare su uno space-psichedlico con riverberi e noises assortiti. Il secondo lato, invece, è affidato ai Jealousy Party, combo aperto dedito al free jazz, con il fiatista Edoardo Ricci come membro stabile e che in questi due brani ospita Jacopo Andreini. I Jp sono dei jazzisti assolutamente puri ed integralisti, data la sperimentazione portata agli eccessi che si respira in “Devont church going family” e in “Castrado”. Nel primo brano troviamo frammenti e noises che si sovrappongono, la ritmica che è assolutamente incostante ed i fiati che si alternano per alcuni momenti in assolo. Il secondo brano, invece, parte con un free circolare, avvolto su sé stesso, per poi esplodere in un insofferente schizofrenia, con un finale delirante ed ossessivo. Buon ascolto!
Autore: Vittorio Lannutti