I Jaill sono una indie rock band americana che incide per Sub Pop, ed ha pubblicato di recente un buon disco intitolato Traps.
Mentre stanno preparando la parte europea della loro tournèe promozionale, che il 13 Ottobre li porterà anche in Italia, a Milano, presso il Circolo Agorà, intervistiamo Vinnie, leader fondatore della band.
ciao Vinnie, cosa ci racconti del recente nuovo album dei Jaill, intitolato Traps? siete soddisfatti?
Si, siamo davvero soddisfatti di Traps. L’abbiamo inciso nella mia cantina, senza un preciso obiettivo in mente se non quello di realizzare qualcosa che ci convincesse davvero. Sono serviti diversi mesi, perché sebbene vi abbiamo lavorato con pazienza e dedizione, inizialmente ci muovevamo in maniera dispersiva, divagando troppo, anche se era piuttosto divertente suonare insieme in questo modo. Ma ci siamo imposti di continuare a lavorarci sino a quando non fossimo stati ultra convinti da ciò che avevamo inciso. E infatti posso dire che il risultato finale mi piace, e questo era il nostro traguardo.
Siete in tour, in questo momento? Quali, le reazioni del pubblico alle nuove canzoni?
Partiremo con un tour sulla costa est degli Stati Uniti il prossimo Mercoledì. Sarà divertentissimo, perchè gireremo con i Fergus ed i Geronimo ed andremo in una serie di città in cui, curiosamente, non abbiamo mai suonato prima; e siamo reduci da un tour sulla costa ovest che è stato favoloso.
Lì abbiamo aperto i concerti di King Tuff, il cui ultimo disco [anch’esso su Sub Pop, ndr] è fantastico. Un sacco di pubblico, tanti apprezzamenti, non avremmo potuto desiderare di più. A freddo, questo è stato il più divertente e più riuscito tour che abbiamo mai fatto. Penso che la nostra musica abbia funzionato bene e noi siamo stati in armonia, la gente s’è divertita, agitata, ballato. Sudore a fiumi, e temperatura altissima.
Avete in programma date in Europa?
Tra Settembre ed Ottobre saremo in Europa, stiamo definendo detttagli e date, e dopo saremo le persone più felici mai viste.
Mi sembra che la copertina del nuovo album abbia qualcosa di sottilmente disturbante… era questa la vostra intenzione? come l’avete scelta?
Si, la nuova copertina è disturbante, lo so. Io in questo periodo la detesto, ma a dire il vero è così dall’inizio. E’ accaduto che il nostro batterista, Austin, se ne venne con questa idea, e fu molto risoluto. Non mi convinceva per nulla, ma pensavo che col tempo mi ci sarei affezionato. Non è ancora successo, però.
Nella vostra musica c’è vitalità, e senso dell’umorismo; mi riferisco, per esempio, ai videoclip di ‘House with Haunting’ e ‘The Stroller’. Quanto conta il divertimento nella vostra musica? Chi si occupa solitamente della sceneggiatura dei vostri videoclip?
Il divertimento è importante per noi, come anche il sarcasmo. Inoltre, se consideri in modo superficiale alcuni testi e alcune musiche dei Jaill, essi raffigurano esattamente il contrari di quanto vogliono dire. I nostri videoclip sono divertenti perché è questo il tipo di videoclip che amiamo. Ci piace che siano colorati, pieni di stranezze. Le idee per la sceneggiatura solitamente provengono da noi quattro della band; per il disco d’esordio fu Andy ad escogitare il videoclip di ‘The Stroller’, mentre per il nuovo disco è stato Austin ad occuparsi di quello di ‘House with Haunting’.
Presto uscirà il videoclip di ‘Perfect Ten’, al quale sta lavorando attualmente Brady Hall [giovane videomaker e regista americano nerd e demenziale, ndr] i cui lavori passati troviamo molto divertenti, e al quale dunque abbiamo per la prima volta dato carta bianca per la sceneggiatura anche se non ci avevamo mai lavorato assieme, in passato.
‘Million Times’ è il brano più ascoltato del nuovo disco, in streaming dal sito soundcloud.com; è una canzone interessante, idealmente divisa in due parti, ed è molto differente da ogni altro brano di Traps. di cosa parla?
E’ strano che sia la canzone più ascoltata su soundcloud, non saprei dire il perchè, soprattutto dal momento che non v’è stata alcuna spinta promozionale per quel brano: né passaggi radiofonici, né un videoclip. La canzone è nata da un mezzo equivoco: la incidemmo, e la completai e missai io molto sbrigativamente, con una drum machine. poi, quando ci sono tornato sopra, per riascoltarla, e aggiungerci qualcosa, mi sono reso conto di averla incisa con un beat di drum machine differente da come avevo programmato, così l’ho voluta correggere. Sulla prima metà c’è la seconda incisione di drum machine, ma così risultava corta, non copriva l’intera canzone, così vi ho attaccato in coda la conclusione della versione precedente, con qualche suono che mascherasse l’impasto; ho fatto tutto rapidamente, e non c’ho pensato più. Poi, quando assieme agli altri abbiamo deciso la scaletta del disco, Andy continuava a dire che gli sarebbe piaciuto pubblicare quella canzone sul disco, anche se fino a quel momento era stata per noi poco più di un esercizio, e abbiamo ascoltato a lui, e penso che sia stata una buona decisione.
Ma è vero che regalate scarpe da ginnastica, a coloro che acquistano il disco in formato elettronico?
No, ehm, non è vero per niente, voleva essere uno scherzo, ma fino ad ora non l’ha capito nessuno. In effetti stiamo mettendo in discussione il nostro senso dell’umorismo… ma è più forte di noi.
Su wikipedia.com la vostra musica è descritta come psych-pop, con chitarre in levare e musica punk accompagnata da testi dark; ti trovi d’accordo?
Si, è giusto. Solitamente i musicisti si guardano bene dal confermare le descrizioni della propria musica, perché temono di sembrare un po’ cazzoni.
Vorrei poter dire che la musica dei Jaill s’allontana da questa descrizione inserita su wikipedia.com, ma invece mi pare totalmente calzante.
Raccontaci come sono nati i Jaill negli anni del college, e anche del vostro primo disco, in questo momento introvabile in Italia, intitolato There’s No Sky (Oh My My).
I Jaill si sono formati una decina d’anni fa, ed inizialmente eravamo Austin ed io, incidevamo demo e li diffondevamo in giro. Abbiamo avuto numerosi altri componenti che andavano e venivano, ma quando Andy s’è unito a noi, nel 2006, abbiamo iniziato a fare sul serio. Nel 2008 abbiamo inciso “There’s no Sky” nello scantinato di un obitorio (!). Se ci penso, mi rendo conto che il procedimento e l’entusiasmo di allora è lo stesso di oggi, per Traps, lavorando le canzoni con cura e slancio.
Approposito poi del vostro secondo disco intitolato invece That’s how we Burn (2009), anch’esso su Sub Pop: è stato stampato anche dalla Burger records di Milwaukee in formato musicassetta. È un formato, la musicassetta, in cui credete?
Mi piacciono le musicassette, le ascolto abitualmente nell’autoradio, ma la mia passione è nata soprattutto grazie alla Burger Records, ed in pratica tutti i nastri che ascolto sono generalmente nastri Burger. Non direi che credo nelle musicassette, piuttosto io credo nei ragazzi della Burger Records. Sono incredibilmente gentili, generosi, socievoli, e hanno gusto impeccabile in tendenze musicali. Adoro questi ragazzi e sono orgoglioso di essere parte del loro catalogo.
Siete di Milwaukee, vivete ancora lì?
Assolutamente, abbiamo deciso di rimanere qui. È una città economica, centrale negli Stati Uniti, con una buona scena musicale, e c’è una marea di accadimenti orripilanti e surreali che puntualmente accade qui, fonte sicura d’ispirazione per le nostre canzoni.
Autore: Fausto Turi
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