Confesso: li avevo lasciati all’esordio (“The Vampire Chronicles”) mancando forse colpevolmente l’ascolto delle successive due uscite, l’ultima delle quali merita una noticina di colore cui vi rimando in fondo, li ritrovo adesso a cinque anni di distanza -al quarto album- e devo dire che passando definitivamente da una dimensione teatrale ad una prettamente musicale il progetto perde qualche colpo.
Quanto era di contorno, elemento funzionale alla messa in scena di un ambiente horror (con un chiaro riferimento allo splatter italiano) dovrebbe o vorrebbe diventare struttura portante dello stesso. Solo che stavolta le lussureggianti atmosfere grandguignolesche o le cupe venature maligne da tipico black scandinavo che avevano caratterizzato le cronache vampire sono decisamente annacquate o addirittura disperse in un impasto -lungo un’ora e cinque- di appena sufficiente pop gothic symphonic metal. Cosa salvare, dunque? Non c’era niente di originale prima e niente di originale rimane a livello compositivo. Gli spunti di rilievo si contano sulle dita di una mano e sono quelli che non richiamano ad un repertorio classico abbastanza vasto -da Therion a King Diamond a Lacrimosa- spesso privo della giusta forza evocativa nonostante pizzicati ad effetto (“The Beginning of The End”) o il raddoppio dei cori e la voce femminile (“Angel of Lust” e “Macabria”).
Insomma l’auspicato progresso tecnico si riduce ad una preferibile interpretazione delle partiture lente, le cose migliori del disco (“Carnival Day” e “The Undertaker & The Crow”) anche se meno accattivanti sotto il profilo strettamente ritmico di una “The Golden Sin” o una “Mourning Day”.
Non ho dimenticato la noticina che vi dovevo: risale alla terza prova lunga “Suicide Vampire” (2002) allorquando la band aveva dato sfogo ad un malsano senso dell’umorismo inserendo quale bonus track una “I Can’t Get You Out of My Grave” cover della hit “I Can’t Get You Out of My Head”. Purtroppo all’ultimo momento Kylie Minogue -attraverso il suo ufficio legale- ha ritirato il permesso e l’album è stato ristampato senza la canzone. Peccato, chissà come l’avevano stravolta. In questo “Nightbreed…” chiude invece un palpitante remix de “La Danse Macabria du Vampire”.
Autore: Antonio Mercurio