Non so come reagire ad uscite del genere. Quando ero giovane facevo i salti di gioia e consumavo il disco in questione (compilation o tribut che fosse) mentre adesso mi viene da riflettere. Pur ammettendo che i presupposti sono diversi da una semplice -e non voglio dire furba- operazione di mercato, devo ammettere che “Probot” non va oltre una bella idea sulla carta e tre quarti d’ora di sano divertimento. Perché alla fine questo rimane: il piacere di aver ascoltato Dave Grohl che suona tutti o quasi gli strumenti e voci storiche del metallo di oggi e di una volta che lo accompagnano in un viaggio -ahimè- senza ritorno.
Da tre anni girava la voce di un album che Grohl stava preparando a margine dell’attuale impegno con la sua band ritagliandosi nell’avventura Foo Fighters uno spazio considerevole da spendere in un progetto destinato -secondo la mia opinione- a raccogliere limitati consensi dalla critica ma parecchio in termini di vendite. Non a caso il sette pollici omonimo pubblicato a novembre scorso in appena 6666 copie è stato rabbiosamente divorato da orde assetate di sangue.
Vedremo tra qualche mese, in inverno probabilmente, se i dati confermeranno che in decine di migliaia erano curiosi di sentire l’ex Nirvana cimentarsi nell’esecuzione di materiale thrash o doom da lui scritto quantunque a lui abbastanza inusuale. Personalmente lo sfizio dura circa un minuto di ogni canzone, tutte catchy ma nessuna che fa gridare al miracolo. Ovviamente, aggiungo. Grohl conferma infatti di essere un musicista dalle buone intuizioni ma specialmente un ottimo businessman cui amabilmente consiglierei di non strafare. Gli concedo tuttavia d’aver sempre mostrato ammirazione ed espresso stima per i protagonisti del magico decennio (1983-1993) e intendevo questo come presupposti che mi fanno accogliere “Probot” ad ogni modo positivamente, non esclusa la copertina Voivod-style.
Passando all’album vero e proprio immagino che ora desideriate sapere -ammesso che da febbraio non vi siate documentati- quali sono i grandi nomi che appaiono in questo “Probot” a parte Lemmy col video della terza traccia “Shake Your Blood” ancora in rotazione dappertutto. Naturalmente a seconda della guest star (autore delle lyrics) varia l’approccio ritmico-strumentale della canzone. Di seguito elenco titoli e ospite: “Centuries of Sin” con Cronos, “Red War” con Max Cavalera, “Access Babylon” con Mike Dean e Bubba Dupree, “Silent Spring” con Kurt Brecht, “Ice Cold Man” con Lee Dorrian e Kim Thayil, “The Emerald Law” con Wino, “Big Sky” con Tom G. Warrior, “Dictatorsaurus” con Snake, “My Tortured Soul” con Eric Wagner e “Sweet Dreams” con King Diamond.
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