Accentua il suo tono da crooner Antonio Vitale, in arte Jester at Work, che in meno di un anno pubblica questo secondo lavoro, impressionando per qualità ed intensità.
“Magellano” ha i suoni che si ispirano agli ambienti del porto pescarese con trame più articolati rispetto al precedente “Lo-fi, back to tape”. In questo lavoro gli amici Francesco Di Florio e Andrea Di Giambattista suonano in quasi tutti i brani, con l’aggiunta di altri ospiti qua e là, e questo arricchisce di molto le partiture.
La struttura dei brani resta di matrice blues ispirandosi ad artisti bianchi e contemporanei: Mark Lanegan e Wovehand su tutti. Vitale canta con un’intonazione molto bassa ed in più di un’occasione si avvicina all’intensità dell’ex Screaming Trees.
I brani più tipicamente blues, spesso, sono ballate avvolgenti, intime ed introspettive, in modo che si coniuga al meglio folk, lo-fi e rock.
Il brano più introspettivo è senza dubbio “Green eyes”, vibrante ed evocativo, nel quale si aggira il fantasma di Nick Drake e la doppia voce presente in “December” sembra cantata da Lanegan e Paul Simon.
“Remember to remember”, suonata con il violino è un folk, che più che giungere dagli Usa, porta al suo concittadino Umberto Palazzo delle “Canzoni della notte e della controra”. Il brano assolutamente più blues è “Estacion 14”, nella quale Vitale riesce abilmente ad andare oltre il miglior Lanegan.
“Magellano” è un disco apparentemente umbratile, ma in realtà nasconde molti colori, tutti da scoprire.
Autore: Vittorio Lannutti