Non c’è due senza tre. Puntuali come un orologio svizzero, i Mojomatics ci consegnano il loro terzo album. L’album della maturità, tanto per restare fedeli a un clichè. Ma in questo caso non si tratta di un luogo comune. In pochi anni di attività la band veneta ha bruciato le tappe, avanzando come un caterpillar con una determinazione feroce e una costanza a dir poco sorprendente nel mettere in fila dischi e tour senza fermarsi mai.
In virtù di questo approccio stakanovista i risultati non hanno tardato ad arrivare: oggi i Mojomatics sono una delle formazioni indipendenti italiane più richieste e apprezzate. E gli apprezzamenti provengono ormai anche dall’estero, dove il duo è spesso in tour. Ma veniamo al nuovo album che vede l’ennesimo cambio di etichetta –questa volta è la varesina Ghost a supportarli – e di approccio sonoro. Se il sorprendente debutto di “A Sweet Mama Gonna Hoodoo Me” (2004) mischiava brillantemente garage e blues, e il successivo “Songs For Faraway Lovers” (2006) virava verso un approccio più roots con dosi abbondanti di inflessioni folk e country, “Don’t Pretend That You Know Me” rappresenta l’ennesimo balzo in avanti per MojoMatt e DavMatic.
Registrato rigorosamente in analogico senza l’ausilio di produttori esterni, “Don’t Pretend That You Know Me” mostra i Mojomatics in forma smagliante, alle prese con un suono che non rinnega le radici, ma le rivisita con una freschezza compositiva con pochi pari oggi in Italia. Perché se c’è una cosa fuor di dubbio è che il duo veneto possiede un innato talento nel saper scrivere canzoni. Brani da tre minuti in cui ogni cosa è al posto giusto: la rima, il ritornello, l’arrangiamento. Senza sbavature. Come ci dimostra l’iniziale “Wait A While” o l’ancor più convincente “Miss Me When I’m Gone”, un brano che ti mette al tappeto e ti entra in testa sin dal primo ascolto con quel riff ‘rollingstoniano’ e l’armonica a menare le danze. Lo stesso tiro sonoro, compatto, raffinato e ricco di citazioni lo troviamo lungo tutto l’arco dell’album: nel veloce rock’n’roll di “You Are Not Me (Fortunately)”, nelle trame al contempo melodiche e nervose di “Complicate My Life”, negli aromi folkeggianti di “Stars above”, nel power-pop di “She loves” e soprattutto nei ritmi travolgenti di “Down My Spine”, un brano uscito come singolo e già diventato un piccolo culto sotterraneo.
Con questi numeri i Mojomatics possono realmente aspirare a un successo su più ampia scala. Chissà che non sia davvero questa la volta buona…
Autore: Roberto Calabrò