Non so in quanti, a 23 anni, avrebbero l’istinto di esprimersi con toni altamente ponderativi, tipici di un’arte (tendenzialmente) adulta, adescando nei profondi circuiti interiori per rimodellare e riscoprire il proprio percorso di vita, senza temere le ferite ed i disagi passati ma, semmai, provare a valorizzarli intuendone l’importanza. Nel caso di Nicolò Marangoni l’operazione è, comunque, partita condensandola nelle 10 canzoni del debut-album “In qualche altra vita”. Rispettando le ferite del cuore, mette a segno un’opera prima rispettabile e generosa, poiché aduna tutto il suo straordinario slancio per stanare risposte illuminanti, accendendo i fari introspettivi che lo guidano, sovente, verso àmbiti riflessivi, rilevanti, attribuendo alla parola quel ricamo artistico che andrebbe perseguito a prescindere, senza l’assillo del rincorrere l’ affabilità complessiva. Ogni angolo dell’album riserva sorprese: si va al piccolo trotto nel singolo “Flaubert” e “Torino” ma con piglio narrativo fresco e sognante, oppure come “La geografia dei nostri giorni” che si effigia di acustica elegante mai scontata e prevedibile. Poi, percorre la sponda “Da cuore a cuore”, penetrando con empatia vibratile con un brano che tocca le corde dell’anima. Invece, all’atto di parlar d’amore, estrae dall’ostrica ideativa le perle romantiche di “Dannie” e “Una come te” corredate da pregevole intensità emotiva. Per sigillare il tutto, opta sul passionale quanto immaginifico trasporto corale di “Uragano-(un film di Broadway)” che lo trasporterà nel pop d’autore con vento di precoce maturità. Vedete…quando nelle canzoni succede di avvertire una comunione di sensazioni, senza ricorrere a chissà quale sforzo d’immaginazione, l’obiettivo di arrivare al cuore è già raggiunto. Poi, non importa se Nicolò (attraverso la musica) debba riconciliarsi col proprio “disordine”. A noi basta riscontrare che, nelle cose che scrive, traspare quella sincerità intellettiva che esula da malizie di comodo e strategiche. In definitiva: se non perderà lo smalto espressivo di oggi, continuerà ad emozionare con respiro onesto, struggente ed evocativo. “In qualche altra vita”…chissà se potrebbe succedere ancora. Il (bel) presente è qui ed ora: approfittiamone.
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autore: Max Casali