Trovare un appassionato di hip hop tra gli indie-rock è impresa degna di Diogene con la lanterna. Non fosse per gli “anticon affiliates” potremmo starcene qui comodi e lasciare le incombenze di dj e mc a chi è specializzato in questo e basta. Tuttavia, vuoi per il contenuto ancor oggi fortemente “razziale” di questo genere, vuoi perché è dai relativi “antenati” che il rock è nato, vuoi ancora per la frequente comunanza di samples con quell’elettronica indie che sempre più attecchisce in ambito rock può benissimo condivide, preferiamo opporci a che l’hip hop diventi fenomeno “settario” al pari del metal.
Ed ecco che il piatto di oggi va di rime, scratch e beats come tradizione rap si rispetti, ma anche di trovate “esterne” che basterebbe trovare il tempo di affondarne l’ascolto perché una roba del genere vada a pescare fuori dalle crew la propria platea. E poi non è dell’ultimo fesso che parliamo, perché, se il nome Perceptionists, qualcosa in più vi dirà Mr. Lif, “la rima di Boston”, minacciosa freccia all’arco della Def Jux, e tra i pochissimi rapper ad aver osato discograficamente dal vivo (“Live at the Middle East”, 2001) addirittura prima che in studio su lunga distanza (“I Phantom”, l’anno seguente – ma nel 2000 era già nel roster di El-P col mini “Enters the Colossus”). Al centro dei Perceptionists c’è lui, col valido ausilio di Fakts One al giradischi e Akrobatik in produzione – team collaudato, già dai tempi di “I Phantom” – più qualche ospite sparso.
La dinamica di Lif è quella tipica di chi si arruolava per le epiche rhyme-battles di fine anni 80: aggressivo, veloce e ben incastrato, ma mai si può dire che ecceda sopra le righe. Qualche sample sa di sofisticata eterodossia mainstream (l’hardcore dell’iniziale ‘Let’s Move’, la leziosità progressive di ‘Memorial Day’) ma, come detto, qualche trovata “esterna” non manca, ed è lì che Lif e soci potrebbero puntare qualcosa in più: la base ambient-breakbeat di ‘Blö’, quella più lounge della conclusiva ‘Breathe in the Sun’ (classica chiusura “riconciliatoria”), il sub-funk di ‘People 4 Prez’, l’acid-jazz sciccosa di ‘5 o’Clock’. E che dire dell’agilissima e trascinante di ‘Career Finders’, liquida e super-ganza come poche altre? Metteteci sopra le mani: non ve le sarete sporcate per nulla…
Autore: Bob Villani