Un groviglio di corpi che si tozzano su di un palco un po’ stretto, rime rappate che s’insinuano tra groove pastosi e tastierine sbarazzine, magliette colorate, polsini colorati, campanelle colorate (intonate con le magliette. E con i polsini, ovviamente) che spuntano fuori per una strampalata parentesi “avanguardistica”, coriandoli e sorrisi, lunghe cavalcate noise-psichedeliche e malinconiche ballate per cuori dolenti (“Il vento del 15 gennaio”, ad esempio). Gli Amari riversano sul pubblico caldo e appassionato di Salerno le loro freschissime canzoni hip-pop, tanto leggere quanto pregne di illuminanti significati “generazionali” (“Campo minato”, “Bolognina Revolution”). Giocano col ritmo, fino a trascinarci in gioiosi territori funk-dance (“Suffer with style”, che ad un certo punto si trasforma nella super hit dance “From disco to disco” di Whirlpool Productions, ricordate?); omaggiano con coraggio e fantasia gli Smiths (bella, strampalata e personalissima la cover di “Some girls are bigger than others”); trasmettono una portentosa energia quando ci regalano una splendida versione di “Conoscere gente sul treno”, citando New Order ed Lcd Soundsystem; si trasformano in post-rockers navigati quando si lanciano in lunghe, ipnotiche, digressioni strumentali. Gran bel concerto, di quelli che ti lasciano il sorriso stampato per parecchi minuti dopo la fine. Probabilmente uno dei migliori episodi – fin’ora – dell’ottima rassegna “Saturday rock live”.
Autore: Daniele Lama
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