Vent’anni di carriera e nove dischi alle spalle, di cui l’ultimo, Barragàn, pare sia stato concepito proprio in Piemonte, ad Alba, durante un loro tour nel 2012.
I Blonde Redhead tornano in Piemonte, a distanza di quasi tre anni, portando sul palco dell’Hiroshima Mon Amour la loro storia ( …fin qui).
Storia di canzoni, di romanticismo, di chitarre e bellissime voci. Rock autentico, suonato, sudato, noise e lo-fi. Rock senza imperfezioni.
Kazu Makino, sottile e potente allo stesso tempo, tocca le corde più profonde e ipnotizza (The One I love). Lei è bella più di sempre in abito cortissimo bianco.
Passa dalla tastiera alle chitarre, balla ed è sensualissima. E’ senza dubbio l’anima del gruppo. Insieme a lei i gemelli Pace, grigi e carismatici.
L’incipit è strumentale (Baragàn, title track dell’ultimo album): arpeggi e atmosfere malinconiche aprono il live.
A seguire molti brani degli ultimi album. Interessante l’utilizzo dell’elettronica che alleggerisce i bassi, le chitarre leggermente distorte. Corde pizzicate, slide, rumori (No More Honey), batterie finalmente molto pigiate.
Come un colpo al cuore arriva Hated because of her qualities, ed è così intensa, profonda da far venire i brividi.
I Bonde redhead non si risparmiano: in un’ora e mezza di concerto conducono il pubblico in atmosfere sognanti e intime, circuiti di echi sonori che fanno sognare, innamorare.
Nonostante qualche problema tecnico legato all’acustica, che palesemente innervosisce Kazu, apprezziamo tutte le sfumature sonore che ci regalano. Passando da un pezzo all’altro, oltre che alla tecnica perfetta dei tre professionisti, sono ben chiare le differenze stilistiche che segnano il loro percorso.
Pur essendo ben lontani oggi dal noise rock de La Mia Vita Violenta, da capolavori come Melody of certain demaged lemons, più intimisti e romantici, portano sul palco tutto il loro bagaglio degli inizi e lo incastrano perfettamente con i brani più attuali. Il ritmo sincopato di Mind to beh had, la leggerezza di Dripping che spazza la malinconia.
Il pathos di Doll is mine, la melodia perfetta di In particular, i tempi dispari intricati di 23 (in chiusura del bis).
Elephant woman, struggente e bellissima (Do return my heart to me/ No don’t insist I’m already hurt), Misery is a butterfly, Melody, For the damage, Falling man. Quasi lacrime.
Una grande conferma, dunque: ancora qui dopo anni emozionano e stupiscono. L’empatia con il pubblico è fortissima, nonostante siano di per sé poco comunicativi. Un live senza imperfezioni, tirato dall’inizio alla fine, intenso e affascinante.
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autore: Sara Ferraiolo