Ci ha preso gusto Nicola Manzan, alias Bologna Violenta, con i suoni irruenti. Con sonorità hardcore-punk e industiral miscelati al folk e alla classica ecco il terzo capitolo “Utopie e piccole soddisfazioni”, album che per il musicista di Treviso segna un’altra tappa importante della sua one-man-band.
Dopo il tour con Il Teatro degli Orrori, ed altre collaborazioni, ha realizzato concerti in 130 posti tra Italia e resto del mondo; Manzan ha trovato il tempo per pubblicare anche questo ennesimo dischetto.
L’album comprende ventuno tracce, quasi tutte interamente strumentali e caratterizzate dall’irruenza e dal fragore di un hc-punk sempre pronto a toglierti il fiato e scaricarti addosso tutta l’ansia e le preoccupazioni di questo mondo. In fondo il concetto che sta alla base è ben condensato nello stesso titolo, per Manzan dietro alle grandi utopie che muovono il mondo ci sono tante piccole soddisfazioni a rendere migliore la nostra vita.
Il disco parte con il brano “Incipit” nel quale si ascoltano le parole che il defunto ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, (di cui non sentiamo la mancanza, anzi) ha pronunciato in uno dei discorsi di fine anno, uno dei rari momenti in cui si ascoltano delle parole. Insieme alla favola ironica e politicizzata di “Remerda” e all’ottima e velocizzata cover dei CCCP “Valium tavor serenase” sono pochi i momenti dove la voce emerge.
Colpisce poi l’irruenza e l’estrema contraddizione de “Il convento sodomita” tra cori gregoriani ed il cyber-punk del sintetizzatore, come anche l’esotica “Transexualismo” ed il “Finale-con rassegnazione” realizzato da un’orchestra d’archi, quest’ultimo brano diametralmente opposto a tutti gli altri e posto, non a caso, proprio alla fine.
Autore: Vittorio Lannutti