Ogni volta che ascolto Everything in Its Right Place penso a Vanilla Sky e mi torna in mente che con qual film siamo alle porte del nuovo millennio. E con i piedi ben piantati nel 2000 che Kid A crea una spaccatura: l’album non aveva le carte in regola per diventare di grande successo ma vola in vetta alle classifiche americane ed inglesi, sancendo il secondo traguardo subito dopo Ok Computer.
La genesi è stata tutt’altro che lineare. Crisi interne al gruppo, cambio di strumenti, i Radiohead hanno sempre avuto il terrore di rimanere uguali a loro stessi, un abbandono fortemente voluto dalla band preannunciato nel documentario Meeting People Is Easy.
Al tempo erano stati “marchiati” dal successo mondiale di Ok Computer, croce e delizia per il gruppo. C’era bisogno di un distacco netto da quell’animo pop-rock che aveva dato inizio ad una nuova corrente musicale internazionale.
La produzione dell’album Kid A iniziò nel ’98 venne descritta come un incubo. Dalle crisi personali di Yorke che detestava la propria voce, alla spasmodica ricerca di un qualcosa di nuovo. I Radiohead si ritrovarono a demolire e a frammentare ciò che avevano costruito per ricavarne qualcos’altro che avesse una forma del tutto differente. Erano in piena crisi “per salvare sé stessi i Radiohead hanno dovuto distruggere il rock’n’roll”.
La composizione doveva esser nuova, diversa, seppur legata al jazz, i ruoli dovevano cambiare, il modo di far musica doveva cambiare e con questo anche il modo di lavorare. La prima rottura è nell’ensemble musicale, batteria e chitarre vengono accantonate, vennero così utilizzati flauto dolce o archi per gli arrangiamenti, vennero rispolverate le Onde Martenot degli anni 20.
I Radiohead riuscirono a costruire un intricato castello, ricompattando gli elementi musicali in modo unico e trasformando loro stessi. La frattura interna era stata motore per cambiare pelle con un distacco netto dal passato. La propensione in avanti è caratteristica che delineerà il loro mondo, la loro essenza e le loro produzioni, sempre nuovi, sempre diversi, sempre originali, senza spazio per la nostalgia, con una spasmodica ricerca verso il cambiamento senza resistenza.
Ciò che ne uscì furono due album memorabili Kid A nell’ottobre del 2000 e Amnesiac nel giugno del 2001. Non ne furono però entusiaste le case discografiche che considerarono, in particolare Kid A, piuttosto ostico da ascoltare, alias poco vendibile. Inoltre, la band aveva tassativamente vietato ogni tipologia di annuncio di singoli o di video e aveva deciso di non rilasciare interviste, senza alcuna spinta commerciale. Insomma, volevano puntare esclusivamente sull’album senza utilizzare alcuna strategia, una sorta di auto-sabotaggio o un volersi mettere alla prova con un rischio del 100%, un all-in.
Venne però una trovata geniale alla Capitol, la casa discografica del tempo. Sfruttò proprio gli stessi fan dei Radiohead che, per la maggiore erano smanettoni del web. La Parlophone/Capitol creò un sito con un sistema di messagistica che facesse network con numerosi siti unofficial della band. In rete vennero fatte girare tutte le notizie, immagini facilmente scaricabili legalmente integrabili ai propri siti. Dopo alcune settimane i fan poterono a scaricare e a far circolare i bootleg gratuiti su tutti i loro siti web.
L’ Album innovativo ebbe un’accoglienza innovativa, senza strategie marketing di accompagnamento, senza singoli, né video né radio. Kid A balzò in cima alle classifiche vincendo un Grammy come “Best alternative Rock Album” solo con il passaparola sul web. Un balzo meritato, ma che la critica stentò a credere: è sempre complicato parlar in musica in termini di ascolti facili o difficili e Kid A ne fu un esempio; da qui la critica imparò ad esser meno categorica.
Kid A si discosta dalla produzione precedente perché si concentra più sulla musica che sui testi, ciò non lo rende però meno impattante nella propria linearità. Tom Yorke addirittura si rifiutò di scrivere nell’album i testi o di spiegarli al resto della band, che, come il resto del mondo, ha dato una propria interpretazione ai brani. La bellezza qui è nello schema mancante, nel caos apparente, all’istinto, talvolta minimalista come ritroviamo in Everything Its in Right Place, i punti di partenza per una perfetta rottura ed ogni cosa scomposta, si ricompatta ed ogni cosa va al posto giusto.
I suoni sono scomposti, giocosi, robotici e l’intero lavoro, registrato tra Parigi, Oxford e Copenhagen e prodotto ancora da Nigel Godrich; crea un mondo pieno di fantasia (“You ‘re living in a fantasy, world”), che ha come narratore la voce di Yorke talvolta stravolta in giochi elettronici, complice l’ossessione di Johnny Greenwood nel cercare nuovi modi per artifici di registrazione, ispirati dal libro Repeated Takes: A Short History of Recording and its Effects on Music di Michael Chanan, il che diede una maggiore libertà di espressione per Yorke che si sentiva deresponsabilizzato, una sorta di voce interiore, un alter ego che poteva esser libero di narrare senza filtri.
Kid A è un vero e proprio atto di ribellione, una dimensione parallela da raccontare, piena di storie piena di tracce; doveva infatti esser un album doppio con più di 40 brani, ma ne vennero selezionate solo una parte e le restanti finirono nel successivo Amnesiac.
L’album successivo rischiava di essere una raccolta di tracce outtakes, ma Amnesiac invece, va a continuare il racconto iniziato con Kid A, meno fortunato forse meno apprezzato del precedente ma fa parte di quella dimensione.
Amnesiac suona più dissonante ma più convenzionale, come definito da Colin, nonostante provenga dalle medesime session di Kid A: sono nati nel medesimo momento, per questo dopo 20 anni li celebriamo insieme.
Yorke stesso spiega le differenze tra i due album, dichiara che vi sono due differenti punti di vista della stessa storia, osservando le illustrazioni.
In Kid A la visione è panoramica l’orizzonte è sfumato e vi sono incendi in lontananza, Amnesiac è il centro, è lo stare in mezzo alla foresta durante l’incendio.
In quel periodo Yorke ebbe sua crisi per la sua stessa voce, che non sopportava più ma grazie ad Amnesiac la crisi venne superata, ogni brano rappresenta un quadro da interpretare, non vi è una vera e propria trama. Si possono osservare dei dettagli, e diventa un gioco di parole non dette dove il quadro generale è sfumato ma ricco di differenti interpretazioni.
E ora dopo aver rispolverato questa storia, che mi fa sempre un certo effetto ricordare, con un calice di vino, metto su il vinile… pensavo di raccontavi l’interpretazione dei testi, ma l’interpretazione è personale e ogni volta è differente, del resto nemmeno Yorke l’ha voluta svelare.
https://kida-mnesia.com/
https://radiohead.ffm.to/kid-a-mnesia
autrice: Nomi Fico
KID A MNESIA è disponibile nei seguenti formati:
KID A MNESIA Deluxe LP — 3xLP in edizione limitata in vinile crema di 180g – Kid A, Amnesiac (entrambi Half-Speed), Kid Amnesiae + booklet di 36-pagine con copertina rigida
Kid Amnesiette — 2xCassette in edizione limitata e numerata di 5000, – Tape 1: Kid A / Amnesiac, Tape 2: Kid Amnesiae / 5x B-sides dall’era di Kid A / Amnesiac + booklet di 36-pagine
… e anche in 3LP in edizione limitata in vinile rosso (indie exclusive), 3LP in vinile nero, 3xCD, e 3-volumi in formato digitale.
Inoltre, il 4 novembre, alla vigilia dell’uscita di KID A MNESIA, Canongate ha pubblicato due libri d’arte di Thom Yorke e Stanley Donwood con le opere visive create ai tempi di Kid A / Amnesiac:
• KID A MNESIA Art Book – 300-pagine celebrative del processi e delle grafiche create per Kid A e Amnesiac.
• FEAR STALKS THE LAND! – un paperback in B&W in cui sono raccolti gli appunti, i testi e gli schizzi di Yorke e Donwood.
Questa la tracklist di Kid Amnesiae:
LIKE SPINNING PLATES (‘WHY US?’ VERSION)
UNTITLED V1
FOG (AGAIN AGAIN VERSION)
IF YOU SAY THE WORD
FOLLOW ME AROUND
PULK/PULL (TRUE LOVE WAITS VERSION)
UNTITLED V2
THE MORNING BELL (IN THE DARK VERSION)
PYRAMID STRINGS
ALT. FAST TRACK
UNTITLED V3
HOW TO DISAPPEAR INTO STRINGS